Tutti pazzi per gli orti, a Milano. Un
fenonlcno analizzato in r ria ricerca,
finanziata da Fondazione Cariplo, poi
diventata rnr libro, La città degli orti
(Quodlibet), di Mario Cucchi, Daniela
Gambino e Antonio Longo. E proprio il
professore Longo, docente al Politecnico, a.
farci da guida ai "piccoli spazi verdi della
grande Milano". Non solo una moda,
lanciata da Michelle Obama, che alla Casa
Bianca coltivava il suo orto:gli orti milanesi,
come emerge da questo volume, sono un
modo per prendersi curatici territorio,
spesso a titolo di volontariato, per darsi una
mano, percostruire socialità.
Longo, come nasce La città degli
orti?
«Da una:domanda di Fondazione Cariplo:
gli orti della Città Metropolitana di Milano,
formali einformali, progettati e gestiti dalla
pubblica amministrazione o autopromossi,
hanno una rilevanza dal punto di vista della
produzione? La risposta è no, i frutti della
terra sono usati da chi la coltiva, ma gli orti
a Milano stanno diventando spazi di
sperin tentazione e d'innovazione.
Pensiamo all'importanza, dal punto di vista
sociale, del Giardino degli Aromi realizzato
nel parco dell'ex ospedale psichiatrico
Paolo Pini ad Affori, nella periferia nord di
Milano»,
Diamo qualche numero, per fare capire
le dimensioni di questo boom.
«Abbiamo analizzato oltre2000 colonie
ortive - gruppi di orti - , visitandone
direttamente 437. Gli orti e i giardini
familiari in colonia nel Milanese sono pari a
circa un milione mezzo di metri quadrati.
La produzione è molto varia, dall'aglio alle
zucchine».
Tra i tanti dati riportati nell'opera
colpisce l'età media degli ortisti milanesi,
superiore a sessant'anni. li verde non era
una questione per giovani?
«L'età media degli ortisti è di 46 anni a
Londra e di 58 anni a Lubiana, ben al di
sotto della media dei nostro territorio. II
dato di Milano riflette la presenza degli orti
dí vecchia generazione e il concetto di "orto
comunale", che è rivolto, per scelta,
esclusivamente agli anziani, tanto che in
alcuni Connuri le colonie ortive sono gestite
non dagli rr flici tecnici, una dagli uffici dei
servizi sociali. Da noi non ci sono masse eli
giovani che vanno a coltivare gli orti perché
èdiifíìcile farsene assegnare uno, ma l'orto
del futuro sarà gestito dai ragazzi e dalle
donne. Sarebbe interessante avere bandi
per dare orti ai più giovani».
Quali sono i casi, secondo lei,
attualmente più virtuosi?
«Gli orti dei Parco Nord: colonie di orti
gestite dai pensionati che lavoravano nelle
fabbriche. Sono posizionati nei punti di:
accesso del parco e sono dotati di aree dove
i bambini possono giocare. Gli ortisti si
prendono cura degli orti e dei loro nipoti e
presidiano il territorio. E un esempio
d'inclusione e coesione sociale. E
innovativo anche Bosco in città, il parco di
via Novara, dotato di oltre duecento orti
assegnati a cittadini, che ti coltivano con
grande cura».
Come si evolveranno gli orti al tempo
del Covid?
«In Germania si stanno rivelando una
risorsa molto utile. L'orto perfetto, come
avviene nel caso tedesco, sta in unsistema
di parchi pubblici. L'augurio è che gli orti
siano sempre di pii) luoghi cui le persone
possano stare insieme, in sicurezza, oltre ai
vantaggi derivanti dalla produzione. Per
raggiungere questo scopo vanno benissimo
leiniziative dal "basso", ma serve anche
l'intervento della pubblica
amministrazione».