Recensioni / Il ritorno della psichedelia

Le sostanze psichedeliche sono tornate da diversi anni al centro di un dibattito ad oggi difficile da ignorare. Come cambiare la tua mente (Penguin Press, 2018; in Italia: Adelphi, 2019, trad. di Isabella C. Blum) di Michael Pollan ha rappresentato uno dei punti di svolta in questo discorso tanto intricato; è stato un fondamentale viatico per i profani e una conferma non di poco conto per chi da tempo è addentro alla materia.
Anche l’Italia, che rispetto ad altri paesi deve ancora assimilare la portata del Rinascimento psichedelico, ha fatto la sua parte: si pensi per esempio alle ricerche di Giorgio Samorini o al saggio LSD. Storia di una sostanza stupefacente (UTET, 2018) di Agnese Codignola.
È significativo notare che case editrici di spicco come Adelphi e UTET, e ancor più di recente Marsilio con L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi (Random House 2020, trad. di Anita Taroni e Stefano Travagli) di Merlin Sheldrake, abbiano pubblicato certi titoli: è il sintomo che il tema è ormai uscito dai circuiti più carbonari.
Già, perché la psichedelia riguarda tutti, non solo gli psiconauti più navigati; ed è quanto prova a dirci, riuscendo bene nell’intento, La scommessa psichedelica, dappoco uscito per Quodlibet, dove vengono descritte le innumerevoli facce del prima psichedelico.
Il volume è curato da Federico di Vita e ospita quattordici saggi firmati da scrittori, giornalisti e intellettuali la cui voce è da anni presente e viva in tale contesto: il tutto è suddiviso per branche tematiche, il che rende la lettura un viaggio a tutto tondo nel mondo delle sostanze psicotrope.
È subito il curatore a prendere la parola con la Premessa, dove racconta il momento che ha fatto sorgere in lui l’idea del libro; nello specifico, un viaggio a Gerusalemme dove gli è capitato di sentire della musica psytrance proveniente da un banchino del mercato di Mahane Yehuda.
Poi, con Breve storia universale della psichedelia, di Vita ripercorre le tappe principali degli stati alterati della coscienza da 7000 anni fa fino a oggi: una cronistoria che può esser letta come un efficace compendio del libro di Pollan, al quale però si aggiungono ulteriori informazioni sui popoli che sin dall’antichità hanno fatto uso di sostanze trovate in natura.
In Il trip report come sottogenere della letteratura di viaggio, Peppe Fiore descrive la struttura e le peculiarità delle narrazioni derivanti da un trip; attinge alla sua esperienza rimarcando l’impatto degli psichedelici sulla sua vita e si sofferma sullo stretto rapporto con la natura e la musica. A suo modo, scrive lui stesso una sorta di trip report, come accade anche in Piante sacre: ayahuasca, sciamanesimo e coscienza ecologica, dove il vissuto di Francesca Matteoni, scrittrice e poetessa ma anche studiosa di religioni, tarocchi e folklore, si lega a una dissertazione sulle suddette piante, sui loro poteri curativi e implicazioni spirituali, nonché sulla figura dello sciamano, sulla quale nel mondo occidentale sappiamo davvero poco.
La coppia di saggi Rompere gli schemi: la cura psichedelica alla depressione e L’antidepressivo di Donald Trump prendono di petto l’aspetto medico-farmacologico.
Nel primo, Ilaria Giannini riporta gli studi concernenti i benefici della psilocibina sulle depressioni resistenti ai farmaci tradizionali. E anch’io, che da anni soffro di depressione maggiore, mi rispecchio nelle sue parole quando scrive: «L’idea di avere a disposizione un altro strumento per curarmi, che si sta dimostrando molto efficace e privo degli effetti collaterali degli psicofarmaci, mi entusiasma».
Nel secondo, Agnese Codignola parla dell’esketamina, un farmaco derivato dalla ketamina al quale la Comunità Europea ha dato il via libera il 5 marzo 2019. È una notizia apparentemente positiva, ma Codignola sviscera i controversi retroscena dietro la commercializzazione del medicinale da parte della Johnson & Johnson, azienda finanziatrice di Donald Trump, lo stesso Presidente che ha fatto pressioni affinché l’esketamina venisse messa in vendita.
E qui ci affacciamo su un tema determinante, peraltro toccato da molti degli autori della Scommessa psichedelica: il pericolo che il capitalismo fagociti la controcultura.
Marco Cappato – qui dentro l’unico politico, in un libro tuttavia come non mai politico – in Psichedelici e politica, espone la idea antiproibizionista e dice: «si lascino lavorare gli scienziati». Ed è in fondo ciò per cui si batte da anni con i Radicali e soprattutto con l’Associazione Luca Coscioni.
Vanni Santoni, invece, in Medicina per il mondo… o per i mercati? pone l’accento su «quel capitalismo che sta cominciando a fiutare l’affare» e che porterebbe a una potenziale disgregazione dei principi cardini della psichedelia, rafforzando l’ondata individualista permeante il nostro tempo. L’uso delle sostanze psicotrope, al contrario, favorirebbe una visione del mondo olistica e una maggiore interconnessione con la natura, e potrebbe di conseguenza diventare utile per il contrasto dell’emergenza climatica.
Altro tassello da non sottovalutare è il rapporto tra la psichedelia e la tecnologia; o, meglio ancora, tra la psichedelia e internet. Come affermano Silvia del Dosso e Noel Nicolaus in Oltre la realtà, si tratta in entrambi i casi di strumenti per espandere la nostra mente, tutti e due col medesimo slancio utopico di partenza. Andando a toccare argomenti come la memetica, la controinformazione, nonché il ricorso al microdosing da parte dei cervelli della Silicon Valley (senza contare l’uso di LSD da parte di Steve Jobs), i due saggisti compiono un excursus che ci fa capire come il Rinascimento psichedelico sia stato incentivato anche dal digitale.
I dodici punti messi in fila da Edoardo Camurri in Gnosticismo acido rappresentano uno dei testi più densi all’interno della raccolta: l’autore si confronta con i legami tra internet, gli psichedelici e la magia. Vengono fuori, come in altre occasioni, gli scritti di Mark Fisher, nonché gli studi Joan Petru Culianu sullo gnosticismo, funzionali alla comprensione del ritorno degli psichedelici all’interno del dibattito pubblico; e si parla infine anche di Philip Dick e del Finnegan’s Wake, con il libro joyciano posto come una sorta di equivalente letterario dell’LSD.
Su «Esquire», recensendo Come cambiare la tua mente, Carlo Mazza Galanti aveva mosso una critica «da sinistra» al Rinascimento psichedelico. Lo ritroviamo qui con Fantadroghe e pseudorealtà, il saggio probabilmente più scettico tra quelli contenuti nel volume, dove attraverso l’analisi di svariati testi letterari (Huxley, Norman Spinrad, Guido Morselli, Henry Michaux, Saunders, Dick, Ballard, Burroughs, H. S. Thompson e altri), e appoggiandosi, tra i tanti, anche agli studi di Francesco Ghelli per quanto riguarda la connessione tra droghe e letteratura, viene messo in discussione il paradigma terapeutico, indubbiamente centrale nel discorso odierno.
Mazza Galanti fa un parallelo tra l’oggi e la controcultura degli anni Sessanta, dove alla base c’era un rovesciamento del sistema, elemento del quale oggi si parla assai meno; e chiude scrivendo: «Se davvero è in corso un Rinascimento psichedelico, sarà sul piano degli immaginari, prima che nei laboratori o nei parlamenti, che se ne deciderà il destino».
Ai Goa Party, alla musica psytrance e alla «comunanza di anime e corpi» è dedicato Tramonto al tempio di Chiara Baldini dove, al di là dei trascorsi dell’autrice in questi grandi raduni, ne troviamo elencate le caratteristiche; il tutto fa il paio con una breve storia dei culti misterici che prende le mosse da secoli e secoli fa.
Anche Federico di Vita torna si muove sullo stesso binario in La sindrome di Stendhal nell’epoca della sua riproducibilità tecnica: si riallaccia alla sua Premessa e anche lui attinge dalla sua esperienza di frequentatore dei party, ricollegandola ovviamente al concetto di Sindrome di Stendhal.
Nel saggio di Andrea Betti c’è una ripresa parziale delle tesi di Mazza Galanti: in Perché un Rinascimento non si faccia Restaurazione, oltre a mettere in piedi un piccolo trip report, l’autore muove una critica a Pollan e ad altri divulgatori della psichedelia, ovverosia l’aver «rimosso» Antonin Artaud, uno dei primi psiconauti del Novecento. Altro nume tutelare, assieme al solito Mark Fisher, è poi quello di Timothy Leary, personaggio ambiguo, talvolta visto come vittima e altre volte quale causa della repressione, che secondo Betti meriterebbe una riabilitazione.
Come ogni glossario che si rispetti, anche lo Pseudoglossario di Gregorio Magini è posto in coda al libro; e in quanto «pseudo» è molto più di un semplice elenco di parole e spiegazioni. Le espressioni prese in esame sono Sottoterra, Rinascimento psichedelico, Psiconauta, Droga, Tecnologia, Morte dell’ego, Energia, Strano, Visione, Illuminazione, Spiritualità e Coscienza, e incarnano una specie di sunto di quanto si è letto in precedenza: un modo per chiarirsi le idee e anche per porsi nuove domande; per esempio: sono uno psiconauta concavo o convesso?
La scommessa psichedelica è ricchissimo di spunti, e ogni saggio è corredato da un’ampia bibliografia: è il classico libro che ti porta a leggerne altre decine, e questo non può esser che un bene. Ma è soprattutto una pubblicazione – in questo caso l’aggettivo ci sta tutto – importante, luminosa e illuminante, specie per il periodo buio che stiamo vivendo.
Verrebbe da dire: «psiconauti di tutto il mondo, unitevi; ma non fatelo senza un libretto di istruzioni». Ecco, se proprio dovete sceglierne uno, prendete questo.

Recensioni correlate