Recensioni / Due nuovi libri su Carlo Mollino indagano la sua immensa eredità artistica

Il suo lavoro continua ancora a stupire. E conquista i collezionisti da un capo all’altro del globo: un dining table del 1949 è stato recentemente aggiudicato da Sotheby’s a New York alla cifra record di 6,2 milioni di dollari. Tendenzialmente solitario nei panni dell’architetto (fu professore ordinario di Composizione architettonica al Politecnico di Torino dal 1953 al 1973, anno della sua morte), Carlo Mollino ha condiviso con gli artigiani e le loro botteghe un lavoro di squadra che ha generato alcuni fra i pezzi più significativi della storia del design “made in Italy”.
Due libri, diversi ma complementari, gettano nuova luce su questo intellettuale poliedrico e decisamente eccentrico.
Il primo, intitolato Del drago da passeggio (De Piante Editore), è una ristampa del 1963: 26 pagine scritte di suo pugno in cui Mollino presenta un insolito animale da compagnia realizzato in carta di riso che pochi amici ricevettero in regalo per il Capodanno 1964 (tra questi la pittrice Carol Rama). Un manufatto inutile, che non ha bisogno di manutenzione, plissettato e frusciante come un abito di seta. Ma anche un chiaro invito all’ozio creativo da parte di uno che amava la notte e dormiva di giorno. Ma, il “drago da passeggio” è anche arma di rivolta. “L’idiozia di massa continua ad essere il grande obiettivo clandestino del secolo, di ogni secolo”, scrive Mollino. “Per questo la contemplazione, la creatività istintuale, il bramito di follia sono salvifici”.
Il designer operoso è invece protagonista del volumetto Carlo Mollino Designs (ed. Quodlibet), di Pier Paolo Peruccio e Laura Milan che racconta il “dietro le quinte”, la definizione del progetto/oggetto, i suoi attori, committenti compresi. Alcuni pezzi iconici come la poltrona Gilda, lo specchio Milo o il comodino Carlino, che arredavano le belle case della borghesia torinese, sono state messe in produzione dall’azienda milanese Zanotta nei primi anni Ottanta. La vera chicca è però nelle ultime pagine: un fondale/paesaggio montano per ambientazioni davanti al quale Carlo Mollino si fa ritrarre. Appassionato fotografo e precursore della comunicazione di massa, aveva già capito dove saremmo stati collocati in futuro.