Un logico tenta di spiegare a un anziano
signore come funziona un sillogismo
aristotelico, ma siamo nel Rinoceronte di Eugène Ionesco e la spiegazione è questa: "Tutti
i gatti sono mortali. Socrate è mortale. Dunque Socrate è un gatto". In termini tecnici,
abbiamo davanti una fallacia: un ragionamento o argomentazione logicamente viziato
ma psicologicamente persuasivo. Quando
l'errore è consapevole si parla di sofisma,
quando inconsapevole di paralogismo. Basta
guardarsi attorno per rendersi conto della
popolarità di questi ragionamenti. La fallacia è spesso utilizzata come strumento comico, per esempio nelle barzellette o in letteratura. Edoardo Camassa in Quando la logica va
in vacanza ha raccolto un piccolo campionario di fallacie comiche letterarie: venti esempi dalle Nuvole di Aristofane a Senza piume di
Woody Allen, passando per Alice nel paese delle meraviglie (con l'irresistibile disputa tra il
boia e il re sulla possibilità o meno di decapitare la testa già priva di corpo del Gatto). Tutti gli esempi sono classificati con una minuziosa tassonomia elaborata da Douglas Walton e Irving Copi. Gli appassionati di retorica
avranno di che sbizzarrirsi tra "fallacie formali induttive in senso debole e applicative"
e "fallacie informali di rilevanza". Ma il vero
interesse del volume è nell'analisi dello scopo e significato che questi dispositivi retorici
assumono in letteratura. Agli occhi di chi coltiva una visione pedagogica e moraleggiante
dell'arte, le fallacie comiche sembrerebbero
solo censurare i cattivi ragionamenti e irridere chi trasgredisce la logica: sarebbe una
lettura superficiale.
Quando un medico, nei Dialoghi di Galileo, seziona un cadavere umano per mostrare a un filosofo che i nervi partono dal
cervello e non dal cuore, quest'ultimo risponde che quell'argomentazione è stata
tanto convincente che se Aristotele non
avesse scritto il contrario lui avrebbe creduto ai suoi occhi. Il ragionamento del filosofo è ovviamente ridicolo (fallacia informale di rilevanza), dall'altro lato però fa
emergere un fondo di verità, cioè che la pura e semplice osservazione è cieca, per arrivare alla verità bisogna procedere discorsivamente, passo a passo. Galileo, pur fautore
del metodo empirico, sa che la nuova scienza deve procedere con gradualità, dialetticamente. Così in tutti i venti esempi presentati: gli autori strizzano l'occhio all'irrazionalità non meno di quanto se ne prendano
gioco. Anche nei ragionamenti assurdi del
logico di Ionesco, a cui il vecchio signore
risponde per l'appunto che il suo gatto si
chiama proprio Socrate. Il drammaturgo
rumeno non si stava burlando di chi non capisce la logica aristotelica, ma di chi si illude che funzioni sempre.