Durante l'occupazione tedesca della Francia L'Afrique
fantôme di Michel Leiris divenne un libro proibito: ii 17 ottobre
1941 ne fu vietata la vendita e decretato l'invio al macero di tutte
le copie rimanenti della prima
edizione. Un'opera all'epoca
«vecchia di più di sette anni, poco diffusa e di cui il governo di Vichy (immagino) non si sarebbe -
osservava amaramente l'autore
nel 1951, quando il volume tornò nelle librerie - preoccupato, se
non altro perché non ne era a conoscenza, se qualcuno dei miei
colleghi o confratelli bene intenzionati non gliela avesse segnalata».
Non fu l'unica ombra che si allungò cupa e tragica in un periodo scandito, nel capitolo La vita
e le opere a corredo de L'Africa
fantasma (Quodlibet), da un crescendo drammatico.
Louise Godon, dal 1926 moglie
dì Leiris, era nata da una precedente unione della madre, poi
sposatasi nel 1929 con il mercante di quadri e storico dell'arte di
origine ebraica Daniel-Llenry
Kahnweiler, direttore della galleria Simon di Parigi, il cui fondo -
viene precisato - era «molto
ebreo». L'11 luglio 1941 Louise, per
salvare quel notevole patrimonio
dal sequestro, ne assunse la proprietà e i Leiris si trasferirono nella casa dei Kahnweiler; costretti a
rifugiarsi a Saint-Léonard-de Noblat nell'Alta Vienile. «Leiris,
vistala posta in gioco - si evidenzia - rappresentata dalla galleria,
deve stare in guardia>, In febbraio
il Musée de l'homme di Parigi,
dove Leiris lavorava, era stato perquisito dalla polizia tedesca, arrestando i principali membri della rete di resistenza che proprio lì
aveva uno dei suoi primi gruppi
ttivi. li direttore Patri Rivet, dopo essere stato prontamente destituito il 18 novembre 1940) pelle sue posizioni arti Pétain, aveva trovato riparo in Sudamerica.
Leiris aveva anche subito aderito al Comité de vigilante des intellectuels antifascistes, confondato da Rivet dopo i disordini del
6 febbraio 1934, fomentati da elementi di destra e di estrema destra. intanto i coniugi Leiris cercarono di aiutare concretamente la linguista Deborah Lifchitz,
membro della missione Dakar-Gibuti, perseguitata perché
ebrea. La nascosero in un loro appartamento, ma il 21 febbraio
1942 venne scoperta e deportata. Morirà nel lager di Auschwitz.
Alei Leiris dedicò La langue secrete de Dogons de Sanya; pubblicato nel 1948. Sempre nel febbraio 1942 alcuni amici di Leiris,
suoi colleghi al Musée de l'homme e membri della resistenza, come il linguista Boris Vildé e l'etnologo Anatole Lewitsky, furono
fucilati dai tedeschi. La bibliotecaria Yvonne Odon, internata a
Ravensbrück, riuscì a sopravvivere, ma rimase alto il prezzo di
sangue pagato dalle persone care a Leiris, tra cui l'artista Max Jacob, morto nelcampo di concentramento di Darcy, e il poeta Robert Desnos, debilitato dalla fame e dal tifo, morto nel giugno
1945, un mese dopo la liberazione dal campo di Terezin.