Recensioni / Saggi. Carlo Ginzburg, Adriano Prosperi, Giochi di pazienza

Continuano le riproposizioni dell'opera di Ginzburg, questa volta affiancato da Prosperi per un carotaggio su un testo e un tema controverso, anche nelle modalità metodologiche. Negli anni '70 i due proposero ai propri studenti dell'Università di Bologna un'analisi seminariale di un testo chiave per comprendere l'aspro periodo delle guerre di religione tra cattolici e riformati in Italia nel secondo Cinquecento, quel Beneficio di Cristo che forse si ricorderanno i lettori della prima fatica di Wu-Ming (all'epoca Luther Blissett), il mai superato Q, che diede inizio a una nuova variante di romanzo storico negli anni '90, poi ampiamente teorizzata e rodata, fino a mostrare la corda. Il problema è sempre quello, cruciale, della giustificazione per fede, ovvero la trascurabilità delle opere in terra per ottenere la salvezza, che tanto inquietava i cattolici arroccati sulla difensiva durante e dopo l'esperienza tridentina che darà origine alla cupa — ma sfaccettata — età della Controriforma. Gli autori, seguendo le piste, le intuizioni e gli errori dei propri studenti, si lanciano in una sorta di epopea filologica, scandagliando il testo — allegato in coda — e interrogandolo su tutti gli aspetti. L'idea di mettere in scena il processo del lavoro storiografico — e non solamente il risultato, le considerazioni finali — fu dirompente e anche criticata. In parte, si può considerare un antenato (nobile) delle derive narrative odierne. Non è però l'aneddotica biografica, come oggi, a farla da padrona, anzi: la prosa, pur piacevole, è scabra e rigorosa e i necessari momenti "tecnici" si alternano a spine nel fianco della riflessione, e non solo religiosa. Bello dunque rileggerlo ora, godersi le minuzie della retorica cinquecentesca, nonché l'avventuroso sgocciolare delle idee, anche dalle vasche più stagne.