Recensioni / Libri - Giancarlo Gaeta, Leggere Simone Weil

l titolo di questo libro, nell'apparente semplicità di un'affettuosa esortazione, nasconde in realtà una vera e propria lezione di metodo, o meglio, una poetica. Giancarlo Gaeta infatti, raccogliendo in volume i saggi con i quali ha arricchito per quarant'anni le traduzioni italiane dell'opera di Simone Weil, ci richiama al presupposto stesso della riflessione critica, ovvero la totale fedeltà alla parola. L'attenzione posta dall'autore agli scritti della Weil è quasi contemplativa, così come per la filosofa francese il compito del pensiero era un'attenta lettura dei rapporti contraddittori tra le cose del mondo. Ordinati al fine di ripercorrere l'itinerario di una vita attraverso le opere, questi testi vanno a comporre un quadro unitario, indispensabile per comprendere una tra le più affascinanti pensatrici del Novecento. Per lungo tempo docente di storia del cristianesimo antico, Gaeta ricava dal passato la preziosa lezione secondo la quale l'esegesi deve accompagnare un testo per svelarne i riposti significati e restituirli al presente in tutta la loro forza. L'intento è stato quello di porsi a servizio di un pensiero, "così forte era il potere d'interrogazione che veniva da quell'esistenza", di farlo proprio senza mai appropriarsene e diffonderlo a motivo della sua disarmante profondità. Emerge con chiarezza fin dalle prime pagine questa fedeltà discreta, desiderosa di indicare agli altri una via già percorsa, come a solvere un debito non solo intellettuale ma intimamente personale. "Simone Weil - scrive - continua a suscitare quel timore misto a seduzione di chi si trova a confrontarsi con qualcuno che si è reso straniero al proprio mondo, per ottenere tutta la distanza necessaria a vedere con chiarezza la radice del male che lo affligge e a cercarne il rimedio". L'importanza e l'attualità della Weil risiede proprio nel tentativo di risposta dato ai problemi etici, sociali e politici che angustiavano l'Europa, trovato in un particolare sincretismo che faceva dialogare tra loro tradizioni di pensiero diverse, nella persuasione che medesime porzioni di verità potessero illuminare e ricomporre in unità un mondo sempre più diviso. "Riteneva se stessa fortunata- scrive Gaeta - di vivere in un'epoca in cui si è perduto tutto, pensava che dal fondo dell'abisso si potesse solo risalire e ha dato il meglio di sé perché l'ascesa potesse avvenire con una consapevolezza dei mali da evitare, e qualche strumento nuovo con cui costruire."