Recensioni / La scommessa psichedelica – A cura di Federico di Vita

Credo sia stato merito di Michael Pollan e del suo “Come cambiare la tua mente” edito da Adelphi. Vedere un libro che trattava di psicadelia pubblicato da un editore notoriamente di alta qualità ha smosso qualcosa nella mia curiosità.

È per questo motivo che mi sono avvicinato a “La scommessa psichedelica“, una raccolta di saggi pubblicata da Quodilibet verso la fine del 2020 e curata da Federico di Vita. LSD, funghetti, psilocibina, ketamina, sono sostante che hanno da sempre una pessima reputazione. Io sono nato a metà degli anni ’70 e ricordo perfettamente la narrazione tossica (quella sì) che l’utilizzo di queste sostanze si portava addosso. Ricordo perfettamente i racconti di amici di amici che riferivano da fonti sicure come una bambina fosse impazzita dopo aver assunto una dose di LSD di proprietà dei genitori e di come una ragazza si fosse gettata dall’ottavo piano di un grattacielo perché in preda a un non ben specificato delirio indotto dall’uso di funghi allucinogeni (cosa che assorbivo acriticamente senza chiedermi dove fosse situato questo fantomatico grattacielo della morte chimica visto che per almeno cento chilometri in qualsiasi direzione non c’era l’ombra di un simile colosso). Ricordo inoltre la sensazione terrificante che l’idea stessa di assumere sostante proibite produceva nella mia coscienza. Questa è stata una narrazione che andava verso un unica direzione, senza possibilità di ascoltare una voce fuori del coro a meno di non frequentare i movimenti di controcultura, cosa molto difficile se abitavi in un piccolo paese di campagna incastonato tra Laguna e mare.

Ma veniamo a “La scommessa psichedelica” che ha proprio il merito di scardinare la narrazione fuorviante che tutti conosciamo partendo proprio dalle ragioni che l’hanno generata. Si tratta un una raccolta di saggi che inizia con un excursus storico e sociale della vita delle sostante psichedeliche dall’alba dei tempi fino ai giorni nostri. “Breve storia universale della psichedelica” è scritto dallo stesso curatore, Federico di Vita ed è una lettura istruttiva e piacevole sotto tutti i punti di viste; una lettura che di per sé contiene, in nuce, tutti i filoni che verranno trattati dal resto dei saggi. La storia della psichedelia ha alti e bassi, momenti in cui LSD (per citarne una) ha avuto l’onore di poter essere incluso in studi scientifici seri e rigorosi, ma i bassi che sono arrivati con il tempo hanno fatto sì che una parte dei benefici di questi studi venisse persa e che sono un manipolo di studiosi quasi clandestini potessero continuare a testare gli effetti di questa sostanza sulla psiche umana; e non è stata colpa solo delle forze che hanno cercato fin da subito di limitare i “danni” provocati dal LSD, anche gli studi abbozzati, mal condotti, senza metodo scientifico hanno creato più problemi che vantaggi.

E veniamo ora all’aspetto che più mi ha colpito e che ha fatto sì che mi interessassi a questa raccolta di saggi: gli effetti che l’uso di queste sostante possono avere sulla psiche umana, sul trattamento della depressione maggiore e delle dipendenze. Normalmente, quando ho a che fare con raccolte di saggi o di racconti tendo a evitare di citare un singolo autore perché non vorrei che se ne deducesse che ne ho scelto uno perché gli altri non erano di mio gusto, ma questa volta devo citare il saggio di Ilaria Giannini “Rompere gli schemi: la cura psichedelica alla depressione” perché, di tutti quelli presenti in questo libro, è quello che mi ha dato l’impressione di dare una speranza a chi soffre di depressione maggiore o a chi letto contro la dipendenza da alcol e altre sostanze. Il saggio della Giannini cita alcuni studi che hanno avuto risultati promettenti, ma con grande onestà intellettuale ammette che ancora molti devono essere gli studi sull’uso combinato di LSD/Psilocibina e terapia per arrivare a curare i pazienti attraverso una rottura degli schemi precostituiti e la riscrittura (oserei dire riprogrammazione) dei nostri meccanismi mentali, soprattutto quelli che si incaponiscono in una visione di noi stessi legata a un’immagine del sé fuorviante e deleteria per la salute mentale.

All’interno de “La scommessa psichedelica” sono molti gli aspetti che vengono affrontati, si va dal rapporto tra sostanze e tecnologia, a una nuova consapevolezza ecologica, dallo sciamanesimo allo gnosticismo acido, dai festival psichedelici e rave alle problematiche legate alla pressione politica e l’uso che i mercati (leggasi Big Pharma) potrebbero fare delle sostante psichedeliche fino al punto da ipotizzare un uso massiccio e incontrollato di farmaci a base di Ketamina senza che ci sia, alla base, un controllo medico (Per questo aspetto si veda il saggio di Vanni Santoni che considero, a tutti gli effetti, uno dei divulgatori più agguerriti per quel che concerne il Rinascimento Psichedelico).

Ho iniziato questa raccolta di saggi con molta curiosità e con mentalità aperta e l’ho finita conscio di aver trovato le risposte ad alcune delle mie domande, ma di avere ancora molto più domande alle quali serviranno altre letture nei prossimi mesi. Auguriamoci che quello che viene considerato un “Rinascimento Psichedelico” dia il là a un “Illuminismo Psichedelico” maturo e foriero di speranze.

Oltre agli autori già citati questa raccolta di saggi vede anche i contributi di: Beppe Fiore, Francesca Matteoni, Agnese Codignola, Marco Cappato, Silvia Dal Dosso, Noel Nicolaus, Edoardo Camurri, Carlo Mazza Galanti, Chiara Baldini, Andrea Betti e Gregorio Magini.

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