Dai quattordici saggi brevi che il
volume La scommessa psichedelica
(Quodlibet Studio) raccoglie, emerge e si impone l'immagine di un pesce
gatto lisergico. Evocato soltanto dall'Lsd,
vive negli specchi della casa dello scrittore
Peppe Fiore, uno degli autori chiamati da
Federico di Vita, il curatore dell'opera, a
descrivere il rinnovato interesse scientifico, culturale e politico — per le sostanze psichedeliche. Quel pesce «sornione»,
tanto elusivo quanto seducente, è il simbolo perfetto della storia travagliata delle
molecole psicoattive.
Utilizzate fin dai tempi antichi in riti
sciamanici e cerimonie sacre, animarono
la controcultura degli anni Sessanta fino
a quando, fatte oggetto di restrizioni sempre più stringenti, trovarono spazio soltanto in ambiti specifici, fra cui il movimento rane e il punk. Dopo annidi buio
psichedelico, nell'ultima decade sono
tornate in superficie, fino a stuzzicare il
mercato mainstream, segno che, come
sottolinea Vanni Santoni nel suo intervento Medicina per il mondo... o per i
mercati?, stiamo assistendo alle prime
mosse di una nuova fase. Riusciremo a
liberarci da anni di oscurantismo ingiustificato? Sapremo valorizzare le proprietà terapeutiche e le suggestioni spirituali
di psilocibina, Lsd, ayahuasca e mescalina senza snaturarle?
Ecco la scommessa. Il viaggio nel «cosmo lisergico» è appena (ri)cominciato,
non resta altro da fare che seguire il pesce
gatto.