Recensioni / Libri - Pedro Cieza de León, Scoperta e conquista del Perù

Era un bel po' di tempo che leggendo non mi trovavo a perdermi tra le parole di un libro tanto da dimenticare di star leggendo. L'incantesimo di incredulità è raggiunto da una antica cronaca, quella firmata da Pedro Cieza de León, cronista spagnolo che ha passato 17 anni della sua breve vita nel Nuovo Mondo prima di morire, neanche quarantenne, a Siviglia, per una malattia epidemica che gli impedì di concludere il quinto volume della monumentale e incompiuta Crónica del Perú. Quello che ho letto in questi giorni, Scoperta e conquista del Perù - un tomo di oltre 560 pagine - è il terzo libro della serie e racconta quanto promette: ossia le peripezie di un manipolo di spagnoli, capitanati dal truce Francisco Pizarro, da un certo punto in poi accompagnato dall'amico-rivale Diego de Almagro. L'avventura di Cieza de León nel Nuovo Mondo comincia intorno al 1541, prima nelle vesti di soldato e poi di cronista, circostanze che rendono la sua ricostruzione dei fatti veritiera o in ogni caso molto verosimile, avendoli vissuti in gran par-te in prima persona. Scopriamo così che Pizarro investì ingenti risparmi per pianificare la scoperta e la conquista di quella che era di fatto una terra del tutto ignota, di cui non si conosceva che approssimativamente il profilo costiero. Una terra inaccessibile per le fitte mangrovie e per entrare nella quale, partendo dalla base costituita da Panama, bisognava compiere un viaggio non semplice, in grado di mettere alla prova le spedizioni ispaniche, che una volta sbarcate a terra rischiavano di morire per le punture delle onnipresenti zanzare, per fame, perché finite in acque pullulanti di alligatori o anche per gli agguati degli indios, talvolta ostili. Oppure no, spesso gli indigeni accoglievano gli spagnoli come amici, con offerte e doni, in alcuni casi riuscendo a comunicare grazie a interpreti che conoscevano già i rudimenti dello spagnolo. Parlando con loro Pizarro apprende delle ricchezze sontuose del Perù, che però si trovano più a sud e più nell'interno, e il problema è convincere il governatorato a concedergli ulteriori navi, ulteriori uomini e ulteriori provvigioni per completare un'impresa che per un gran numero di pagine e di mesi pare impossibile e forse inutile.
La spedizione alla fine decolla, Francisco Pizarro e Diego de Almagro compiono la loro "vicenda epica e tragica" illudendo e tradendo l'imperatore inca Atahullupa, in nome di una Spagna destinata a una ricchezza plurisecolare e a un Dio spietato che nelle Americhe si manifesta come distruttore di civiltà. Si tratta di un'opera imponente, che arriva in Italia nella traduzione di Carla Forti e che saprà appassionarvi come un grande romanzo d'avventura.