Adistanza di oltre settant’anni dalla sua prima apparizione negli U.S.A, e frutto di un incontro tanto fortunato quanto improbabile tra due personalità diversissime, il libro di Alan Lomax, Mister Jelly Roll. Vita, fortune e disavventure di Jelly Roll Morton, creolo di New Orleans, «Inventore del Jazz» è ormai un classico della storia della musica afroamericana e dell’etnomusicologia. In Italia, l’editore Quodlibet lo ha proposto per la prima volta in una lingua che non fosse quella inglese, affidandone la cura a Claudio Sessa e l’introduzione a Stefano Zenni, storico del jazz, che ne parla nella videointervista qui proposta.
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Impegnato, oltreché musicalmente, anche in innumerevoli altre attività «professionali» (non tutte rispettabili), frequentatore dei bassifondi di New Orleans e di quasi ogni altra città americana, Jelly Roll Morton si vantava di essere l’«inventore del Jazz». L’incontro con Alan Lomax avviene nel 1938. Lomax ha appena ventitré anni, ma, già da qualche tempo, accompagna il padre, John Avery, pioniere dell’etnomusicologia, attraverso l’America profonda per studiarne il folklore musicale.
Lomax non conosce Morton e non ama il jazz, che identifica, erroneamente, con le grandi orchestre swing bianche e nere sulle cui note, in quell’epoca, ballano milioni di persone. Non appena il «vecchio» jazzista inizia a raccontare la propria vita, però, davanti al giovane ricercatore si aprono nuovi mondi: quello delle origini della musica afroamericana e quello del popolo e delle classi sociali in cui era stata in incubazione.
Dalle registrazioni delle lunghe conversazioni tra Morton e Lomax nascerà, dodici anni dopo, un libro del tutto particolare, che è, nello stesso tempo, un documento storico e un racconto avvincente, impreziosito dalle invitanti illustrazioni di David Stone Martin.