Come tutti voi saprete
nelle sue vite anteriori a Buddha era capitato un giorno di nascere bue e di tirar l'aratro, un
altro giorno di rinascere quaglia, in una selva. Era poi rinato piccione, elefante, due o tre
volte sciacallo, poi era rinato
leone, lepre, picchio, gallo e cavallo. Era perfino rinato come
topo, pieno di saggezza e grande e grosso come un giovane
maiale. Qualcosa di simile accade anche allo strano Visko, il
protagonista di Sei una bestia,
Viskovitz di Alessandro Boffa,
singolare presenza che nel corso del libro inanellerà una certa serie, se non di reincarnazioni, almeno di ri-esistenze. Ecco
che Viskovitz sarà pinguino,
ghiro, lumaca, mantide, passeraceo, alce, ratto, pappagallo
eccetera. A differenza di Buddha, che si reincarnava in modo
solitario, Visko, di esistenza in
esistenza, c'è una serie di compagni tra i quali spicca Ljuba,
quella che a tutti gli effetti potremmo chiamare la sua donna ideale, Jana (un'altra femmina), e altri amici come Petrovic, Zucotic e Lopez.
Visko si troverà alle prese
con differenti problemi vitali:
un conto è essere un impiegato
o un principe e di colpo, a causa delle strane svirgolate del
destino, dover diventare un
contadino o un operaio; un altro conto è essere una lumaca e
nel giro di due pagine ritrovarsi ridotto a pappagallo. Di vita
in vita, trattandosi di bestie, ci
troveremo per esempio davanti a differenti scelte alimentari
e anche a differenti scelte sessuali, il che, alla fine, quando si
traduce in un lessico più contemporaneo, significa trovarsi
anche davanti a differenti situazioni identitarie. Che cosa
può dire della sua identità una
lumaca? «Non era facile per
me accettare il fatto che mio padre fosse la moglie di sua madre». Ma questo, per quei maledetti ermafroditi che sono le lumache, è normale. Che cosa
penseranno invece le lumache
a proposito della masturbazione? È una pratica accettata o
mal vista? Leggendo scopriremo anche questo. Andiamo
avanti: immaginate adesso di
essere appena diventati una
giovasse mantide religiosa e di
parlare con vostra mamma per
sapere qualche notizia di vostro padre: «"Com'era papà?",
chiesi a mia madre. "Croccante, un po' salato, ricco di fibre".
"Prima di mangiarlo, voglio dire" ... Mi sentivo più che mai vicino a quel genitore che non
avevo mai conosciuto, che si
era disciolto nello stomaco di
mamma mentre venivo concepito. Da cui non avevo ricevuto
calore, ma calorie». Come abbiamo appena visto in questo
caso, scelta sessuale e scelta alimentare ogni tanto vengono a
coincidere. Ma in democrazia,
o meglio in natura, ognuno
può mangiare quello che gli pare, in natura quello che fa schifo a me magari per te è buonissimo, è la manna.
Immaginatevi quindi di essere appena diventati uno stercorario e che il vostro babbo stia
cercando di insegnarvi le coordinate di base per riuscire a stare bene al mondo, ecco che cosa vi dirà: «Figliolo, sarà bene
che tu sappia subito come stanno le cose. Noi siamo stercorari, ragazzo, e l'unica cosa che
conta nella nostra esistenza ...
beh, ecco ... è la merda». Ma la
merda piace a più gente di
quanto ci si potrebbe aspettare. Infatti, se ti trovi un bel chilo di merda «nel giro di dieci minuti ci ritrovi dentro qualcosa
come cinquemila stercorari,
tra endocopridi, scavatori e rotolatori». Insomma, anche a
mangiar merda c'è sempre da
correre. Ma torniamo all'amore e al tentativo di immedesimarsi nell'altro. Adesso diventate pappagalli, e subito riuscite a scorgere Ljuba, la più bella
pappagalla dei Caraibi. Che cosa succede se correte subito da
lei e la guardate negli occhi?
Le dissi: "Ti amo". "Ti amo" mi
rispose ... Poi un giorno mi decisi e le chiesi: "Vuoi sposarmi?" `Vuoi sposarmi?", ribatté. "Certo, amore mio" "Certo,
amore mio", rispose lei». Così
vi sposate, seguono la luna di
miele e la gioia più totale. «"Vorrei tanto dei piccoli". Mi rispose che li voleva anche lei». E
subito arrivano i piccoli, due.
Ma siccome a molte coppie, a
un certo punto, accade che la
gioia si trasformi nella più
squallida routine, ecco che arriva il momento in cui si cerca
qualcosa di imprevisto, per
esempio un'altra pappagalla:
«Un giorno lo confessai a Ljuba. "Ho un'amante", le dissi.
"Ho un'amante" mi rispose.
"La mia si chiama Lara", continuai. "La mia si chiama Lara",
mi rivelò. Che dirvi? Ci restai
di sasso" ... "Accidenti a te', le
dissi. "Accidenti a te", rimbeccò». Insomma, anche a vivere
da bestie, non è sempre tutto
oro quel che luccica.