Recensioni / I 12 libri imperdibili di marzo, freschi di stampa

Un focus su un tema poco esplorato nell'ambito degli studi di architettura: il rapporto tra il gioco e il mondo della progettazione. In particolare, come l'autore scrive nell'introduzione, l'interrogativo che muove la ricerca sviluppata nel libro è “Perché i giochi sono importanti per l'architettura? e in che modo questi possano diventare nuova materia progettuale al fine di trasformare completamente lo spazio in cui siamo immersi”. Si compone quindi attraverso le pagine “un viaggio tra l'idea di gioco e quella di città tra le spazialità di playground reali e virtuali, tra giochi analogici e digitali per la costruzione di nuovi spazi urbani”, si legge. Con l'obiettivo di individuare nel gioco una soluzione alternativa alla crisi che caratterizza il panorama contemporaneo. D'altra parte da tempo si cerca di utilizzare l'idea di play/playfulness per risolvere problemi urbani complessi e per lo sviluppo delle città. Per arrivare a una definizione 'personale' dell'attività ludica e quindi inquadrarne le categorie fondanti, Perna ripercorre i Games Studies, le basi teoriche della disciplina che studia il gioco. Quindi dedica un approfondimento all'utilizzo dei giochi in architettura, indagando i diversi metodi progettuali e di processo ad essi legati, fra i quali creatività, bottom-up, playground digitali. L'approccio dello studio è multidisciplinare, con approfondimenti nell'ambito della psicologia e della filosofia. Non mancano gli accenni ai dispositivi del gioco, scacchi, meccano, Lego, trenino elettrico esplorati in una visione allargata che si estende anche all'analisi di alcune opere di maestri dell'architettura come Frank Lloyd Wright, Gerrit Rietveld, Aldo van Eyck per ritrovare in esse l'influenza del gioco praticato nell'infanzia. L'ultimo capitolo è dedicato al gioco come pratica rigenerativa ripercorrendo alcune esempi significativi, fra infrastrutture, exhibition game e digital game.