Recensioni / Il fragile splendore di Civita

Si dice che abbia ispirato La città incantata di Myazaki: Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, a cento chilometri a nord di Roma. E un agglomerato di case circondato da ampi avvallamenti che si chiamano calanchi, abitato da una decina di persone e collegato al paese da un ponte di un chilometro sospeso a settanta metri di altezza e percorribile soltanto a piedi. Il fascino di questo luogo incredibile non risiede soltanto nel suo aspetto unico al mondo: a renderlo speciale è la sua immensa fragilità. A causa dell'argilla che costituisce le basi della collina di tufo sulla quale è posizionata, Civita si consuma a una velocità rapidissima e per questo è soprannominata "la città che muore". Il terreno su cui è edificata necessita di continui interventi di ristrutturazione e rafforzamento. Giovanni Attili, da anni impegnato in ricerche legate all'analisi urbana, pubblica con Quodlibet un libro prezioso che ruota intorno a Civita in quanto luogo del tempo circolare, delineando così una parabola dell'abitare e della lotta dell'uomo con la natura e con se stesso. Illustrazioni, appunti, testimonianze, oggetti, fotografie: una ricca raccolta delle storie di vita che hanno incrociato quella del borgo. Bellissima la parte dedicata all'architetta lettone Astra Zarina, che alla fine degli anni `60 collaborò insieme al marito Tony Costa Heywood al restauro di numerosi edifici che divennero poi il centro per il Programma di Studi delle Città Collinari Etrusche della Tuscia dell'Università di Washington. Nel 2006 Zarina e Heywood si impegnarono per fare includere Civita di Bagnoregio nella lista "100 Most Endangered Places" del Fondo Mondiale per i Monumenti. Ma a minacciare la minuscola città non sono soltanto il tempo che passa e le stravaganze della natura. Città ideale per le gite fuori porta del weekend, il borgo è stato per anni assalito dai turisti. Non a caso il libro si chiude con capitolo dal titolo "L'adorazione delle ceneri": un'accurata catalogazione dei magneti da attaccare al frigorifero venduti come souvenir.