Recensioni / Caro amico, ti scrivo per chiarirmi le idee

Hugo von Hofmannsthal, Le parole non sono di questo mondo. Lettere al guardiamarina E.K. 1892-1895, Quodlibet, 2004, pagg. 127, euro 12,00.

Hofmannsthal appartiene a quel novero di autori per i quali il tramonto del mito asburgico coincide con una sensazione di "vacuità", a cui non si può opporre alcun argine, se non quello che può offrire la scrittura, intesa come riflessione sull'essenza del linguaggio. Hofmannsthal, tuttavia, a differenza di Musil e di Broch, matura assai precocemente la propria poetica, come testimoniano le lettere giovanili inviate ad un guardiamarina, tale Edgar Karg, con il quale lo scrittore deve aver coltivato un’intensa amicizia.
Da queste lettere emerge il profilo di una personalità già matura, eppure intenzionata a dispensarsi dall'onere di distinguere fra realtà e letteratura. Quest'ultima non dovrà ritenersi il luogo di una rassicurazione, quasi che attraverso le rappresentazioni offerte dai libri si possa ottemperare a quell'incertezza di cui è vittima 1'animo dell'uomo moderno. Piuttosto, per Hofmannsthal, è necessario che le parole, nella loro autonomia, si contrappongano alla frammentazione di cui pare essere succube l'intero ordine delle cose. Lo spazio dell'indipendenza del linguaggio è, però, quello dell’impossibilità di «dire qualcosa proprio così come è», sicché solo la parola lirica potrebbe aspirare a dire l'eterno dell'esistente.
Il carteggio pubblicato si propone principalmente di definire tale funzione del poetico e, al contempo, di riflettere sulla vocazione a scrivere. Qui si coglie, tuttavia, il dissidio interiore che neppure con l'eta matura Hofmannsthal risolverà: il desiderio di narrare e il dubbio che tutte le
lettere non formino che un'assenza.