Recensioni / Denis Viva, La critica a effetto

Era i novembre del 1979 e Achille Bonito Oliva pubblicava sulle pagine di Flash Art La trans-avanguardia Italiana. Per molte ragioni questo articolo (somma di una serie di riflessioni elaborate negli anni precedenti; una fra tutte, un'intervista all'autore pubblicata su Segno nel maggio dello stesso anno) e considerato un punto di svolta non solo nella biografia del suo estensore ma nell'intero corso della critica d'arte italiana é cavallo tra una fase di ideologie e militanze inaugurata dal 1968 e le diverse istanze politiche ed economiche che avrebbero contraddistinto il decennio successivo.
A partire dal suo varo ufficiale la Trans-avanguardia, e il suo fondatore con essa - difficile trattarli separatamente - hanno provocato reazioni contrastanti: dall'entusiasmo incondizionato dei suoi sostenitori a un ostinato accanimento nei confronti delle incoerenze di Bonito Oliva e delle sue sfacciate compromissioni mercantili e politiche. Per usare un termine utilizzato dl frequente da Denis Viva per descrivere [operazione messa in atto dal critico, questo articolo era riuscito a polarizzare il dibattito. forzandone al limite le angolazioni allo scopo di radicalizzare tanto i suoi posizionamenti quanto quelli degli antagonisti a cui era rivolto.
L'operazione condotta dal libro di Viva è semplice: ingaggiare questo articolo interrogandone innanzitutto gli aspetti più materiali (la sede di pubblicazione, l'impaginazione, la costruzione del testo etc.) allo scopo di comprendere le ragioni e le strategie messe in atto da un critico d'arte sui generis come Achille Bonito Oliva. Gli strumenti messi in campo per condurre quest'analisi sono però ben più complessi: un affilato armamentario critico che coniuga storia dell'arte, filologia testuale e un articolato complesso di storia editoriale, giornalistica e socioeconomica.
Leggendo il titolo si potrebbe pensare di avere tra le mani un affondo capillare, anche fin troppo specialistico, dedicato a un singolo - peraltro breve - intervento critico. Tuttavia il risultato è decisamente più ampio e ricco di stimoli, tale da fame uno dei libri più intelligenti di recente pubblicazione dedicati a un decennio complesso come quello in oggetto, e in particolare a una delle sue fasi più drammatiche, gli anni tristemente noti per il delitto Moro e il collasso delle utopie sessantottesche.
Viva non é nuovo a simili affondi - basti ricordare un suo saggio del 2017 dedicato alla fotografia dei dodici cavalli vivi esposti da Jannis Kounellis alla galleria L'Attico nel gennaio 1969 - ma, come allora, lo scrupolo filologico con cui viene condotto questo studio porta l'autore ad allargare la propria attenzione ben oltre le circostanze specifiche cla cui nacque questo articolo e a superare le molte deformazioni, i rimossi e le sovraesposizioni che una precoce storicizzazione ad opera dello stesso Bonito Oliva aveva implicato.
Il libro procede attraverso dieci capitoli dedicati ai differenti aspetti de La trans-avanguardia italiana: in primis, la sua fortuna critica e gli effetti avuti sui primi anni Ottanta: il contesto di pubblicazione - e qui Fautore ricostruisce con chiarezza il cambio di passo awenuto nelle funzioni e nei funzionamenti delle riviste d'avanguardia dagli anni della contestazione al decennio successivo; la genesi del titolo e i tempi della scrittura del testo; le ragioni della scelta dei componenti della Trans-avanguardia; il rapporto con la cultura post-moderna e gli altri 'ritorni alla pittura" e l'analisi di un dichiarato calco lacaniano usato per giustificare la diversità del rapporto spettatorequadro rispetto al passato. II capitolo conclusivo getta invece uno sguardo sui caotici anni Ottanta e sul cambiamento della critica d'arte, nel suo ormai irreversibile scollamento con la storia dell'arte e nelle sue integrazioni all interno di un sistema mediaticopolitico ormai pervasivo.
Nel tentativo di comprendere le ragioni contestuali e strategiche alla base del repentino successo di un testo che, alla prova dei fatti, era un assemblaggio di frammenti sui quali Borato Oliva stava lavorando ormai da un decennio. Viva offre al lettore una notevole mole di informazioni ordinatamente disposte sul tavolo di lavoro. Innanzitutto, intrecciando le ricostruzioni delle scelte di Bonito Oliva (titolo, agenda critica e frequentazioni artistiche) viene fornita una biografia intellettuale del critico campano, presentata con lucidità e passando al microscopio la sua ormai leggendaria figura di battitore libero, flaneure tdraditoree II suo percorso critico, dagli esordi fino al testo del 1979 è ricostruito con chiarezza, offrendo al lettore la possibilità di una marcatura stretta di uno dei personaggi chiave della nostra critica d'arte nel corso degli anni Settanta.
Va da sé che un'operazione del genere affondi le radici in una capillare ricostruzione delle vicende del sistema della critica di quel decennio. Viva riesce a ritessere una serie di fili e di narrazioni che erano state abilmente tagliate dai loro protagonisti, non smorzando ma circostanziando quell'impressione di frattura epocale che questo testo ha sempre suscitato. Di fatto, usando La trans-avanguardia italiana come prisma attraverso cui guardare a quella stagione critica, Viva ha contribuito, se non a risolvere, almeno a sbrogliare molti dei nodi più problematici di quella stagione; primo fra tutti H rapporto tra la critica italiana e quella d'oltreoceano (modernista e post-modernista), riordinando contatti e divergenze con una mole di informazioni e suggestioni tale da fare di questo libro un punto di riferimento ineludibile, ed estremamente fertile, per ulteriori approfondimenti.