Recensioni / Quel dizionario si legge come un romanzo

Dire che in un romanzo è racchiuso un mondo è abbastanza scontato. Ma dire che in un dizionario, ancor più che in un romanzo, si possono nascondere mille e mille storie, che corrono nei rivoli delle inflessioni, delle pronunce, dei lemmi, è già qualcosa di più curioso. D’altra parte c’è tutta una letteratura di servizio che va riscoperta sotto una nuova luce: basta pensare a Marcel Proust, che faceva grandi viaggi mentali scorrendo l’orario dei treni, soffermandosi sui nomi dei luoghi, fantasticando sui toponimi e immaginando storie tra l’ora di partenza e quella d’arrivo. A maggior ragione, i dizionari affascinano per il loro carattere cosmopolita: i dizionari sono come i grand hotel, una Babele di linguaggi che si incrociano e si studiano tra loro, ogni parola è un mondo, ogni termine un punto di partenza. E questa sensazione è elevata all’ennesima potenza nel caso del Dizionario teatrale curato da Margherita Palli e pubblicato da Quodlibet. Definire questo aureo libretto un semplice strumento è assolutamente riduttivo. Sarebbe come dire che la lampada di Aladino è solo una lampada. Certo, di base è uno straordinario prontuario che permette alla gente di teatro di avere in ogni momento la parola giusta nell’idioma desiderato, scegliendo tra sette lingue. Capita che uno non si ricordi come si dice in cinese “quadro delle chiamate luminose” oppure “termoformatura” in russo. E qui c’è. Basta sfogliare, e tra le 1042 parole troverete quella che vi serve. E qui per quanto riguarda la gente di teatro, che può portarsi in tasca un glossario prezioso in ogni occasione.
Però, poi, c’è l’altro aspetto, quello letterario. Perdersi tra le tantissime voci raccolte nel dizionario teatrale curato da Margherita Palli equivale a inventarsi di volta in volta decine di spettacoli. Le parole fanno l’effetto degli elementi di un gioco di costruzioni, una cosa tra il Lego e Georges Perec, dove si parte da un termine, letto magari in una lingua che non si conosce, e si creano possibili associazioni, creando una propria scenografia letteraria virtuale, in un’operazione concettuale molto appagante e divertente. Qualcuno dirà che su internet ci sono fior di traduttori: sì, ma corre la stessa differenza che c’è tra eBay e un mercatino, su internet devo andare a colpo sicuro, al mercatino c’è il gusto della scoperta imprevista. Lo stesso accade qui, dove tante cose si scoprono per caso, partendo da una parola che ha un suono particolare o da un termine strano, che magicamente ti sbalza nel mondo fatato del teatro. Queste sono come parole magiche, come formule segrete per aver accesso ai territori incantati che stanno dietro le quinte: luoghi che Margherita Palli, scenografa di fama mondiale e acutissima ricercatrice di assonanze nascoste anche in campo teatral-letterario, conosce bene. E allora non indugiate: questo dizionario è portentoso. Se letto nella maniera giusta può fare sognare. Se no, tuttalpiù, potete sempre usarlo per aver sempre la parola giusta in ogni teatro del mondo.