Recensioni / Bande dessinée et littérature: Intersections, fascinations, divergences

In questo saggio breve ma incisivo, Vittorio Frigerio affronta le diverse relazioni di prossimità e distanza, fascinazione e divergenza tra fumetti e letteratura nel contesto della storia del fumetto europeo e, più in particolare, della bande dessinée franco-belga e i suoi rapporti transalpini con l'Italia. In otto densi capitoli, Frigerio mira a sgonfiare la "doxa comune" attorno al roman graphique e la ridefinizione dei fumetti come letteratura realizzatasi negli ultimi cinquant’anni. La premessa centrale sulla quale si basa è che la legittimazione dei fumetti franco-belgi come testualità letterarie è il risultato di una serie di ipotesi fuorvianti e di rumorose pretese di novità che riproducono in realtà vecchi dibattiti risalenti a molto tempo addietro nella storia della letteratura. In quanto studioso della cultura popolare dell’ottocento, Frigerio sottolinea sapientemente la permanenza delle distinzioni tra highbrow e "lowbrow e tra produzione industriale e avant-garde che hanno strutturato i discorsi sul fumetto come letteratura, mettendoci in guardia contro il pericolo teleologico di rileggere la storia della bande dessinée come progressiva conquista dell'autonomia, modellata sulla "littérature haut de gamme", ovvero sulla “letteratura di alto livello”. Nella sua concisa prospettiva, questo volumetto è presentato esplicitamente come un'analisi critica dei discorsi tenuti dai vari partecipanti al dibattito, per lo più un insieme significativo di creatori e critici. L'introduzione esprime la sua ambizione generale di sfatare questa retorica della letterarietà: alcune trasformazioni del medium peuvent aussi bien relever plus de la parole que de la pratique, de la projection que du fait effectif, de la répétition que de la nouveauté [potrebbero benissimo appartenere al campo del discorso più che a quello della pratica, della proiezione piuttosto che dei fatti reali, della ripetizione piuttosto che della novità]. A questo scopo, l'analisi di Frigerio si basa su due esempi chiave: dal lato teorico, tale analisi può essere letta come una risposta al volume "Bande dessinée et littérature di Jacques Dürrenmatt, da cui si cita spesso, pur prendendone le distanze; dal punto di vista storico, come una demitizzazione della "Ballata del mare salato di Hugo Pratt e per estensione della rivista ("À Suivre), pensata come luogo d’origine del romanzo grafico franco-belga.
Sebbene le conclusioni generali siano indubbiamente valide, la rilevanza data al libro "Bande dessinée et littérature di Dürrenmatt come principale esponente del discorso critico può dare un'immagine parzialmente univoca degli studi sul fumetto, anche in diverse lingue e tradizioni culturali (e Frigerio è un ricercatore estremamente colto e linguisticamente versatile), soprattutto da quando l'istituzionalizzazione accademica del fumetto come letteratura è vista da alcuni più come una questione da dibattersi che come un presupposto indiscusso. Bart Beaty è tornato più volte su questa problematica, ed è piuttosto sorprendente non trovare alcun riferimento alla sua monografia "Unpopular Culture, che descrive precisamente i fumetti alternativi europei degli anni '90 in termini bourdieusiani. Allo stesso modo, il discorso sui fumetti come letteratura è spesso indicato in termini generali, come "les déclarations des auteurs" indépendants
[le dichiarazioni dei creatori "indipendenti"], ma con poche citazioni dirette, mentre vi sono buone ragioni di credere che questi discorsi siano più svariati e complessi di quanto possano sembrare . Detto questo, la discussione proposta da Frigerio di diversi lieux communs della critica va vista piuttosto come un modo per mettere in luce alcune zone d’ombra che ancora rimangono nella comprensione generale del fumetto come forma letteraria: i vari capitoli lo fanno in modo molto convincente, con dovizia d’esempi e storie dettagliate. Bisogna sottolineare in particolare l'approccio comparativo adottato in tutto il libro, in particolare per quanto riguarda le relazioni transalpine tra l’Italia e la sfera culturale franco-belga, come nell'attento studio della carriera di Hugo Pratt e dei suoi rapporti fondamentali con la letteratura popolare. E, come Frigerio mostra, gli audaci proclami di valore letterario espressi da certuni potrebbero avere meno a che fare con la grande letteratura – che ai tempi era dominata dal Nouveau roman, con il suo forte antagonismo verso la narrativa – che con la tradizione della letteratura d'avventura alla Stevenson. Ma Frigerio sottolinea anche gli aspetti troppo spesso trascurati della produzione fumettistica italiana, soprattutto quei fumetti anonimi a buon mercato che offrono lunghe narrazioni di genere in bianco e nero e che sono stati tradotti in Francia nei cosiddetti petits formats, relegati ai sottoscala delle gerarchie culturali che il mondo del fumetto ha riprodotto nel suo tentativo di crearsi una legittimità. Questi rapporti storici dimenticati sono discussi in dettaglio, spesso con ricche note a piè di pagina, e suggeriscono percorsi affascinanti per il tipo di ricerca che Frigerio giustamente si auspica. Ed è vero che una ristretta riformulazione del fumetto come pura letteratura tenderebbe a trascurarli. Tali esplorazioni storiche dimostrano i pericoli inerenti a includere semplicemente il fumetto all’interno di schemi di valore letterario, che risultano in effetti da fattori storici e sociali complessi. Per quanto il tono sornione della critica possa sembrare non più così essenziale – i ricercatori sono diventati ora più coscienti delle trappole sparse sulla via di una visione univoca dello sviluppo del genere –, questo volumetto di Frigerio è utile ed è un vitale appello a non trascurare l'importanza di saper situare il rapporto dei fumetti con la letteratura nel suo contesto culturale e materiale e, in particolar modo, all’interno di complesse vicende locali, nazionali e transnazionali.


1 Vittorio Frigerio è una specialista di Alexandre Dumas e redattore della rivista “Belphégor: Littérature populaire et culture médiatique”.
2 Jacques Dürrenmatt, Bande dessinée et littérature (Paris : Classiques Garnier, 2013).
3 Bart Beaty, Unpopular Culture: Transforming the European Comic Book in the 1990s (Toronto: University of Toronto Press, 2007).
4 Frigerio, 64; vedere anche a pagina 32, "de jeunes auteurs dont le but principal devait être justement de se distancer du modèle d’une bande dessinée ‘populaire’ [giovani autori il cui scopo principale era proprio quello di prendere le distanze da un modello di fumetto "popolare]”.
5 Cfr. Christophe Dony, Tanguy Habrand e Gert Meesters, eds., La Bande dessinée en dissidence: Alternative, indépendance, auto-édition / Comics in Dissent: Alternative, Independence, Self-publishing (Liegi: Presses Universitaires de Liège, 2014); Paul Williams, Dreaming the Graphic Novel: The Novelization of Comics (New Brunswick, NJ: Rutgers University Press, 2020).