Recensioni / Viaggio nel sottosuolo attraverso la fotografia

L’opera è costituita da cinque libri che documentano la tecnologia dei cantieri sotterranei e da un sesto libro con una selezione di fotografie dall’archivio storico di Ghella. Un viaggio nel sottosuolo in cinque continenti, realizzato attraverso il punto di vista di cinque artisti della fotografia a banco ottico che raccontano i diversi cantieri, contestualizzandoli nel paesaggio circostante e ognuno seguendo il proprio percorso culturale.

Il progetto artistico, curato dall’artista Alessandro Dandini de Sylva, propone una contaminazione tra fotografia contemporanea e mondo dell’impresa. E oltre a rappresentare una testimonianza archeologica, documenta l’evoluzione della progettazione di una particolare tipologia di edilizia infrastrutturale, raccontando le future trasformazioni delle città e del paesaggio nel XXI secolo.

I fiordi e la città di Oslo sono la cornice del cantiere del tunnel ferroviario che collegherà Oslo a Ski e che Fabio Barile ha raccontato attraverso i suoi scatti, accostando le immagini delle gallerie e delle componenti di macchine escavatrici alle foreste di conifere. Il progetto di Andrea Botto riprende la lunga successione di attività preparatorie, che culminano con la spettacolare esplosione del fronte di scavo della galleria che unirà Italia e Austria sotto il passo del Brennero. La sequenza di Francesco Neri descrive le fasi iniziali di quella che sarà la prima metropolitana sotterranea di Hanoi, che taglia visivamente la città. Il cantiere è immortalato in mezzo al caos della metropoli e al suo tessuto sociale. In primo piano ci sono i volti degli operai e dei bambini incuriositi dai lavori. Ma non manca anche l’enfasi per la natura, come lo scatto di un ragazzo vietnamita che tocca con una mano un tronco di albero secolare a ricordare la dovuta cura verso gli alberi sacri di Hanoi.

Le immagini di Marina Caneve immortalano la linea metropolitana che collegherà l’aeroporto di Atene con il porto del Pireo. Scorci della città e del cantiere con le macchine escavatrici si alternano ai reperti archeologici dell’antica Atene rinvenuti durante lo scavo. Alessandro Imbriaco racconta il cantiere più tecnico, dove i nuovi tunnel di Ghella per la realizzazione della metropolitana corrono sotto la baia di Sydney. E così, oltre alle fotografie delle talpe meccaniche (le TBM), si trovano i segni e i simboli che appaiono sulle pareti delle gallerie.

«Abbiamo normalmente dei fotografi sui nostri cantieri per immortalare gli avanzamenti dei lavori ma in questo caso abbiamo voluto fare l’opposto. Volevamo che fosse un progetto artistico che grazie alla lentezza del banco ottico, considerato che per ogni scatto ci vogliono circa quaranta minuti per settarlo, fosse in controtendenza con la foga attuale di voler fotografare tutto. Quindi una fotografia più lenta, che immortalasse anche i momenti fuori dal cantiere e il territorio circostante: le persone, la natura, le città. Una fotografia senza tempo, che rimanga per sempre». Racconta Matteo d’Aloja, Head of external relations & communications di Ghella.

Infine la selezione di fotografie dall’archivio storico di Ghella, documenta l’attività dell’azienda dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Le inaugurazioni, i sopralluoghi dei cantieri, gli scavi. Come quello eccezionale per la Transiberiana del 1898, o i lavori per il Beacon Hill Tunnel a Hong Kong del 1908. E ancora: i lavori per la metropolitana di Roma del 1938, fino all’impianto idroelettrico di Fundres in Alto Adige del 1951.