Dunque si sono riaperti i
teatri, almeno «secondo la legge», ma la stragrande maggioranza, a parte pochi grandi e privilegiati (innanzitutto finanziariamente), fatica a improvvisare programmazioni e attrattiva
verso un pubblico che se da una
parte si è impigrito in questo
lungo lockdown, dall'altra ha
qualche esitazione a buttarsi
sui minima teatralia che promettono la riconquista di antiche abitudini e di un piacere ormai attutito a forza. Tra le possibili terapie a questo impigrirsi del
«sentimento», può essere utile
lo sguardo verso un certo numero di pubblicazioni che non sono mancate in questo periodo
di sipari chiusi. Alcune possono
aiutare a fornire qualche certezza con l'approfondimento
di personaggi capitali nella storia del recente teatro italiano,
altre affrontano problemi (e
personalità) centrali sulla scena del nuovo millennio.
Tra i grandi protagonisti che
merita ancora affrontare, c'è
sempre Giorgio Strehler, Il ragazzo
di Trieste, Vita morte e miracoli
(440 pp, 20 euro) che Cristina
Battocletti ha appena pubblicato per La nave di Teseo. Del grande regista (naturalmente triestino, come da titolo) che si «inventò» con Paolo Grassi tra la desolazione del dopoguerra e l'entusiasmo della Liberazione, il primo teatro pubblico in Italia, il
Piccolo di Milano, ricorre quest'anno il centenario della nascita. E il fascino del volume sta, oltre che nella ricostruzione minuziosa della sua biografia,
nell'indagarne anche strumenti e finalità, rapporti e responsabilità. Un libro serissimo ma di
affascinante lettura, in quell'alternarsi continuo, nel personaggio Strehler, di intuizioni geniali e umanissime debolezze. Con
una ricchezza di dati e informazioni davvero notevoli, quanto
poco usuali. Successore di Strehler al Piccolo è stato poi, fino
al 2015 Luca Ronconi, altro nume tutelare della scena italiana, rimastane davvero orfana
dopo la sua morte. Ad approfondirne il ritratto, il genio e la molteplice polarità della sua invenzione scenica, molti specialisti
di diverse discipline, ma soprattutto i suoi attori e collaboratori di una vita: Regia Parola Utopia,
il teatro infinito di Luca Ronconi
(376 pp. 22 euro, Quodlibet Studio) a cura di Roberta Carlotto e
Oliviero Ponte di Pino. Antichi e
nuovi e stimatori del regista coprono buona parte del suo lavoro sterminato (oltre duecentocinquanta titoli messi in scena
tra teatro e opera). Alcuni sono
interventi pronunciati ad un incontro di poche estati fa presso
il Centro Santa Cristina (il luogo di formazione teatrale da lui
fondato) altri sono elaborazioni
successive scritte appositamente. Un panorama amplissimo di
pareri e di gusto, utile a dare una
visione complessiva del lavoro
dell'artista.
Tra le monografie, non si può
non ricordare una stella assoluta del nostro spettacolo, la mitica Franca Valeri, scomparsa l'agosto scorso dopo aver festeggiato i suoi cent'anni. E' bello il
suo ritratto, scritto in prima persona da Patrizia Zappa Mulas
che le fu amica oltre che collega
di tournée: Franca, un' incompresa di successo (154 pp. 15 euro,
Sem editori). Non meno doveroso risulta l'omaggio a un'altra
grande presenza della scena italiana, sia al cinema che in teatro: a Mariangela Melato è dedicato un volume assai fascinoso curato da Maurizio Porro (con Alberto Crespi capo redattore) per
le monografie di Bianco e nero, la
rivista del Centro sperimentale
di cinematografia ( 192 pp. 18
euro). Fotografie incantevoli,
saggi e ricordi di un'attrice
straordinaria, certo la più grande della sua generazione, che
ha davvero lavorato (e incantato) i migliori registi italiani, da
Strehler a Ronconi, da Visconti
a Monicelli. Un volume commovente, oltre che informativo.
Un artista invece «sottovalutato» da noi, ma oggetto di stima e apprezzamento in Europa, è Cesare Lievi: regista e
drammaturgo, in attesa della
prossima pubblicazione di tutti
i suoi testi teatrali, in occasione
di una mostra tenutasi a Brescia, accompagna con i suoi
scritti i disegni del fratello Daniele, scomparso a soli 36 anni,
che delle loro comuni creazioni
teatrali tratteggiava corpi e visioni, qualcosa di diverso e superiore della semplice scenografia. Col titolo Carte segrete, tra disegno e scrittura<7i>, il volume edito
da Scholé con una introduzione di Peter Iden (122 pp. 13 euro), permette l'evocazione di
quei piccoli miracoli creativi
che rivelarono il lavoro dei fratelli Lievi.
Due saggi di diversa intenzione ma di comune efficacia riguardano l'uno Pasolini, l'altro
l'opera lirica, entrambi opera di
giovani studiosi. Davide Bertele
affronta con Pasolini alla prova di
Orgia (205 pp. 16,90 euro, lanieri edizioni) i principi fondanti
della teatralità del poeta friulano. Dal Manifesto per un nuovo teatro alla scrittura dei testi uno di
seguito all'altro nel 1966, dove Orgia risulta centrale proprio rispetto al rapporto tra l'autore e
un suo testo, fino alla messinscena torinese nel gennaio '68 da
lui stesso curata, tra polemiche
e incomprensioni. Uno studio
utile per approfondire metodologia e valore dell'intera opera
pasoliniana.
Molto interessante per il contenuto ma anche come indicazione di percorso critico, la ricerca di un altro giovane studioso, Francesco Bracci: Italiani contro l'opera. La ricezione negativa
dell'opera italiana in Italia dal dopoguerra a oggi (Marsilio, 318 pp.
28 euro). È' un'analisi intelligente e penetrante di come sia finita nel quasi disinteresse nazionale (per alcuni troppo banale
per molti altri troppo impegnativa) quello che era fino a metà
del '900 lo spettacolo preferito
dal pubblico italiano. Uno studio quindi non sulle opere artistiche, ma sul loro rapporto con
la società intorno.
Infine un libro all'apparenza
molto «tecnico» ma capace di divertire e intrigare qualunque
spettatore curioso. Margherita
Palli, scenografa eccellente della scena italiana (da Ronconi a Martone) e non solo, docente al
Naba di Milano, ha realizzato
un libro che sarà indispensabile
a chi vorrà lavorare nello spettacolo. Si tratta infatti di un Dizionario teatrale (Quodlibet, 280
pp, 19 euro) che nella sua prima
e più corposa sezione, traduce
in sette lingue (dall'italiano a inglese tedesco francese spagnolo
russo cinese) davvero tutte le parole necessarie in palcoscenico
per realizzare uno spettacolo.
Un manuale di lavoro certo,
per appianare la babele linguistica di tante produzioni importanti, con finale irresistibile su scaramanzie, superstizioni e riti e gesti propiziatori che
in palcoscenico, ancora oggi,
sono tacita legge. Utile, istruttivo, e divertente.