Giorgio Vasta è un autore di cui si parla troppo poco. Non ha scritto molto ma la qualità della sua prosa e delle sue idee fa sì che ogni libro sia denso e duraturo e che accompagni il lettore per lungo tempo. Il suo esordio è del 2008 con Il tempo materiale per Minimum Fax, un libro tradotto e venduto in molti Paesi europei e anche negli Stati Uniti ma che nel panorama letterario italiano ha avuto un impatto alquanto limitato. È un libro ostico e Vasta non fa niente per semplificare la vita del lettore: ricchezza lessicale, pronomi che confondono, una trama respingente ma nonostante questo, anzi grazie a questo, si viene trascinati in un mondo difficile da dimenticare. È il 1978, ci sono le Brigate Rosse, in pieno sequestro Moro. A Palermo tre 11enni (sì, tre ragazzini di 11 anni) decidono di fare i terroristi, di portare scompiglio, violenza, paura. E lo fanno. Poi, il tempo materiale scorre, e Vasta ci accompagna al finale, ma per i lettori quella storia non finisce e continua a battere in testa dopo anni.
Giorgio Vasta scrive poco. Dopo Spaesamento con Laterza che esce nel 2010 e Presente per Einaudi nel 2012, nel 2016 arriva Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani, racconto fotografico di un viaggio nel nulla, 8 mila chilometri attraverso California, Arizona, Nevada, Nex Mexico, Texas e Louisiana. Pubblicato Quodlibet, è un’edizione da consigliare anche solo per la bellezza del libro in sé (ah, il profumo della carta). Di più, a renderlo indimenticabile la precisione lessicale e quella sintattica che sono, senza dubbio, il suo punto di forza. Leggere Absolutely Nothing dopo un anno come quello passato, in cui anche i confini regionali erano chiusi, permette al lettore di staccarsi dal divano e di viaggiare attraverso la fotografia magnifica di Ramak Fazel.