Recensioni / Bari, una città del Sud senza essere italiana con il codice genetico scritto tra cielo e mare

Bari non è una città italiana (Quodlibet) è il titolo del volume fotografico di Luciana Galli, di fresca pubblicazione, promosso dalla Regione Puglia, a cura di Roberto Lacabornara, con uno scritto di Giorgio Vasta.
La frase, presa in prestito da un'affermazione del celebre scrittore argentino Julio Cortézar, non è contestabile visto che la città ha attraversato diverse contaminazioni culturali. Dalla dominazione bizantina, dove Bari divenne sede del catapanato d'Italia, faro occidentale del Sud, con una parentesi più che ventennale degli arabi attraverso l'insediamento di un emirato, assorbendo l'influenza normanna, sveva, spagnola e napoleonica, fino all'integrazione più recente, da parte degli albanesi, quando sbarcarono, con la celebre nave Vlora, a Bari, l'8 agosto 1991. Eppure Bari, oltre a non avere una connotazione identitaria definita, è una città sognata: tra i rifacimenti ornamentali sul lungomare, le nuove aree verdi, la promessa di un parco costiero, l'ultimato aspetto della stazione ferroviaria «più europeo», come sottolinea l'attuale sindaco Decaro, e il progetto culturale ambizioso dell'intera valorizzazione della ex Caserma Rossani, ci si stropiccia gli occhi non per il risveglio dalla chimera, la cui traccia è coperta da un divenire larvale, ma per la continua illusione transitoria della città, divisa tra la volontà di cambiamento e l'assopimento a fasi alterne, impreparata forse, a distinguere il destino turistico con quello gentrificatorio. i acarbonara, curatore di arte contemporanea, parlando della direzione geopolitica che il capoluogo pugliese vorrebbe indicare a se stesso, menziona in maniera incisiva Franco Cassano, il luminoso sociologo, di recente scomparso: "Il destino di Bari sembra porsi al di là dei binari della storia, come un deragliamento sempre in agguato, scrollandosi di dosso gli arcaismi e la paesanità che pure gli si addicono. E allora guarda ad Est - più per levantinismo che per orientalismo - ma soprattutto a Nord, lungo la direttrice Adriatica che da sempre converge su Venezia e sull'Europa intera. «Costantemente abitato dall'impazienza» lo spirito dei baresi «non è paralizzato da un grande passato come quello che si incontra passeggiando per le strade di Napoli e Palermo, non è seduto su una grande tradizione. Città meridionale solo per caso [...] Bari bara, finge, imbroglia, bluffa, senza avere nessun punto sulle mani, che la sua modernità è una pura rappresentazione". Parte dello scritto di Vasta riesce a intuire il codice genetico della città, grazie al supporto delle immagini: "Se Bari cambia - se Bari muta - il picaro distoglie lo sguardo dal mutevole e fissa l'invariare, ciò che attraverso le epoche permane inalterabile: la materia del cielo e del mare che ignara e limpidamente ottusa si ostina a continuare, estranea a ogni progetto, alla tensione in avanti, al mito del futuro; a ogni sorte: magnifica, progressiva, involuta o mortificante; perché la materia del cielo e del mare non sa nulla delle epoche, è un'analfabeta dei secoli (e nei secoli): serenamente refrattaria, se ne sta lì, qui, ubiqua, diacronica. Ferma. Laconica, se non del tutto silenziosa". La fotografia di Luciana Galli, se da un verso attinge dal maestro del colore William Eggleston, per intensità e modalità di contenuti, la cartellonistica di consumo è un soggetto e sfondo partecipativo ricorrente (Rotonda sul Lungomare Araldo di Crollalanza, 1989); dall'altro tenta di dare forma alla città in chiave quotidiana, attraverso una visuale originale della stagione estiva barese, come se fosse trasmessa su uno schermo (Spiaggia Pane e Pomodoro, 2019), e un richiamo di una tradizione che ancora resiste nel Sud, quella di ricoprire il capo femminile con il cercine, prima di sistemarsi un carico (Equilibrismi con noccioline americane, Festa di San Nicola, 2017). Viene catturata anche l'architettura urbana (Executive Center, 1984) in cui oggi è percettibile l'ombra di trascuratezza dell'urban sprawl, lungo i non-luoghi di Via Amandola, arteria vivacissima, ricca di contrasti tra complessi impiegatizi, una caserma, e ville d'epoca. Lungo una parte rilevante della narrazione emerge un dato fattuale: Bari sembra spesso in una perenne cantieri zzazione o in uno stato di manutenzione, che siano foto recenti o appartenenti a un passato lontano, dalla costruzione dello Stadio San Nicola fino alla ricostruzione del Teatro Petruzzelli. Tuttavia il manifesto della Galli può essere rintracciato in una fotografia intitolata Festa di San Nicola, 2018, in cui è visibila la torsione del busto di un bambino dai riccioli d'oro in polo rossa, attirato da qualcosa che gli ha permesso di girarsi di scatto, forse è il futuro di Bari che gioca a nascondino, pronto a palesarsi e poi a scomparire in un attimo.