Recensioni / Cantatrix sopranica L.

«Più si tirano pomodori alle cantatrici, più esse urlano.» Non lo sapevate? Per approfondire scientificamente la questione non vi resta che acquistare Cantatrix sopranica L. e altri scritti di George Perec pubblicato dalla casa editrice Quodlibet. Georges Perec (Parigi,1936 – Ivry-sur-Seine,1982), è una delle maggiori glorie della letteratura francese contemporanea. Venuto agli onori letterari con il suo romanzo d’esordio, “Le cose” (1965), è autore, tra gli altri, de “La disparition” (1969), “W ou le souvenir d’enfance” (1975), “Je me souviens” (1978), “La vita istruzioni per l’uso” (1978), il suo romanzo più celebre che è stato tradotto in tutto il mondo. Nato e vissuto a Parigi, figlio di ebrei polacchi, Georges Perec aveva un’inconfondibile barbetta crespa e molta passione per l’enigmistica.
Nel nostro tempo infestato da tanti romanzieri giallisti o nientisti è una gioia ritrovare un autore come Georges Perec. Perec, lo ricordo ai più distratti, è tra i protagonisti dell'Oulipo. “Dell’Oulipo, Georges” – scrisse Italo Calvino, oulipiano anch'egli – “era diventato il maggiore esponente, e almeno due terzi della produzione del gruppo erano opera sua”. Perec, alla domanda “Chi vorrebbe essere?”, postagli da uno studente che preparava una tesi sull’opera perecchiana, rispose “Uomo di lettere”; preciserà, poi il senso che volle dare a quelle sue tre parole: “Un uomo di lettere è un uomo il cui mestiere sono le lettere dell’alfabeto”. Su quelle lettere ha lavorato creando una poetica ispirata prevalentemente a principii matematici, scacchistici, geometrici, ludonumerici e ludolinguistici. Si pensi, ad esempio, a quel suo testo lipogrammatico di trecento pagine, (La Disparition, Guida 1969); scritto senza mai usare la vocale "e" al quale fa seguito un secondo lipogramma, in forma di specchio de “La Disparition”, intitolato “Le ripetizioni” nel quale, invece, utilizza come sola vocale in tutto il testo proprio la lettera "e".
Il discorso di Perec e degli oulipiani travolge tanti oziosi dibattiti fra convegni del Nulla e blog dello Strepito sui tanti inutili romanzi odierni. L’Oulipo, infatti, è, finora uno dei più avanzati esempi di letteratura che si avvale di tecniche scientifiche. Si pensi ai “Centomila miliardi di poesie”, di cui Queneau ci fa leggere solamente i dieci sonetti base che permettono di produrre cento mila miliardi di poesie, testi che per leggerli tutti occorrerebbero quasi duecento milioni di anni leggendo 24 ore su 24. Si arriva così alla realizzazione di un libro esistente ma impossibile da leggere tutto. O si pensi al diagramma di flusso usato - in modo rigoroso e comico a un tempo – da Perec in “L’arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento”, scritto breve che nella sua brevità contiene l’infinibile. Cantatrix sopranica L. (alla quale si accompagnano altri funambolici scritti) è giocata su quel registro caro a Perec: lo svolgimento di un tema del tutto improbabile usando un linguaggio scientifico il più rigoroso possibile. L’esito è di travolgente umorismo. Leggere questo libro è partecipare a una grande festa della pagina.
La presentazione editoriale che segue è firmata in bandella con le iniziali E.C. Non bisogna scomodare Sherlock Holmes per scoprire che dietro quelle due lettere si cela Ermanno Cavazzoni.