In un breve scritto intitolato Note su ciò
che cerco Georges Perec ha cercato di definire il suo modo di lavorare. Perec dice che la sua opera si può grossomodo
dividere in quattro campi: il primo risponde a un'interrogazione sociologica, cioè a
come guardare il quotidiano; il secondo risponde a un'interrogazione autobiografica; il terzo campo è quello più ludico e dipende dalla frequentazione assidua che Perec ha avuto con l'Oulipo; il quarto infine riguarda «il romanzesco, il gusto per le storie
e le peripezie, la voglia di scrivere libri che
si divorano stando comodamente a letto».
Subito dopo Perec aggiunge che questa suddivisione è comunque arbitraria e non va intesa in modo troppo rigido, in molte delle
cose che ha scritto in verità questi campi si
mischiano. La sua ambizione però restava
quella di poter scrivere testi che esplorassero tutte le forme di letteratura esistenti senza pregiudizi e senza avere mai la sensazione di ripetersi.
È per questo motivo forse che, tra tutta la
letteratura esistente e disponibile per essere donata, a un certo punto Perec decide
di rivolgere la sua attenzione a quello che
per lui è un nuovo oggetto letterario, cioè
agli scritti scientifici. Ovviamente l'intenzione è quella di clonarli e parassitarli a
modo suo. A questo proposito è utile ricordare che Perec a partire dal '62 di mestiere
aveva fatto per alcuni anni il documentalista in neurofisiologia del CNRS (Centro nazionale per la ricerca scientifica), quindi
aveva una certa pratica di pubblicazioni
scientifiche. Il risultato di questa opera di
donazione è il volumetto Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici che Quodlibet pubblica in una traduzione a cura di Roberta Delbono.
Il primo testo, quello che dà il nome al volumetto, ha come oggetto lo studio della tipica yelling reaction (traduzione in italiano: reazione d'urlo): si tratterebbe della
reazione prodotta da una soprano quando
riceve un pomodoro in faccia. Il titolo originale del contributo è: Dimostrazione sperimentale dell'organizzazione tomatotopica
nella Soprano (Cantatrix sopranica L.). Ecco come l'abstract riassume magistralmente il testo: «L'autore studia i casi che il buttamento di pomodori alla faccia provoca nella Cantatrice la "reazione yellante", ed dimostra che parecchie diverse aree della cervella intervenghono nella risposta, specie il
tratto legguminoso, gli nuclei talamici e la
fessura musicale dell'emisfero nordico».
Come spiega Perec, parlando dello stato
dell'arte al momento, i «sensibili effetti del
lancio di pomodori sulle soprano», a partire
da fine `800, sono stati oggetto di ampie descrizioni, però, per quanto possa stupire,
questi studi, per quanto copiosi, sono ancora «sorprendentemente confusi». L'unica
cosa che potremmo considerare come certa, condividendo le osservazioni più recenti di Unsofort & Tchetera, è che «più si tirano pomodori alle cantatrici, più esse urlano». Il quadro diventa ancora più complicato e confuso se ci si rivolge agli studi che cercano di compiere una analisi comparativa
sugli effetti prodotti su una cantatrice dal
lancio di differenti verdure o oggetti: il lancio di cavoli, mele, torte alla panna, scarpe,
incudini e martelli produrrebbe, secondo
Sturm & Drang, 1973, più frequentemente
il grido stridulo, l'acuto e altre risposte che
potremmo definire isteriche. Per mettere
un po' di ordine in questa mole di studi confusi e di esperienze non chiare bisognerà
quindi procedere a un nuovo esperimento
effettivo, condotto «su 107 esemplari di soprano femmina (Cantatrix sopranica L.) forniti dal Conservatoire National de Musique, tutti in buona salute e di un peso oscillante tra 94 e 124 kg (peso medio 101 kg)».
Come va a finire l'esperimento non lo raccontiamo per non spoilerare. Diciamo invece che in una nota preceduta da asterisco si
dichiara che la ricerca è stata finanziata dal
Sindacato Regionale dei Produttori di Frutta e Legumi, dall'Associazione degli Amatori della Musica Lirica e dalla Federazione Internazionale dei Dattilobibliografi. Diamo
adesso uno sguardo alle note che accompagnano il testo e che, come in ogni scritto
scientifico, sono molto numerose. Nelle note si mostra il Perec che frequenta l'Oulipo:
al loro interno possiamo trovare giochi di
parole di vario tipo. Prendiamo per esempio i nomi degli autori citati, che sono spesso abbastanza singolari. Abbiamo già visto
sopra Sturm & Drang; vediamo adesso Unsofort & Tchetera: in tedesco und sofort significa eccetera e & Tchetera si legge eccetera, come dire eccetera eccetera. Un altro
degli studi è a cura di Timeo, W., Danaos,
I., & Dona-Ferentes, H. E. W.: timeo danaos
et donaferentes è un verso dell'Eneide. Altri
autori citati sono Payre & Tairnelle, che in
francese suonano omofoni all'espressione
Pére éternel (Padre eterno). Tornando agli
scienziati tedeschi, un altro studio è prodotto da Einstein, Zweistein, Dreistein, Vierstein; qui il gioco funziona così: il cognome
Einstein ci ricorda immediatamente Albert
Einstein, ma ein stein significa anche letteralmente «una pietra»; equivarrebbe ad
avere come autori di un articolo i signori
Unapietra, Duepietre, Trepietre e Quattropietre. E così via.
Ma Perec ama giocare su differenti registri scientifici e colti. Infatti il volume comprende anche un contributo entomologico
che ha per oggetto le ibridazioni delle farfalle: Distribuzione spazio-temporale di Coscinoscera ...; la biografia di due studiosi illustri quanto inesistenti, Un'amicizia scientifica e letteraria/Léon Burp e Marcel Gotlib;
uno studio filologico-geografico: Dalla
Beauce a Notre-Dame de Chartres. Conclude il libro un saggio scritto a quattro mani
con l'amico Harry Mathews: Roussel e Venezia/Abbozzi di una geografia malinconica. Completano il tutto, come allegati, gli
schemi che sono serviti a Perec e Mathews
per scrivere Roussel e Venezia e un'appendice che mostra e spiega le varie omofonie e
giochi di parole presenti nel testo.