Recensioni / Le gravose responsabilità di un “La”

L’approccio alla sua figura o, anche, solamente, al suo nome, è dominato da una sorta di religioso rispetto o di timore reverenziale. Ad accentuarli sarà pure quell’articolo determinativo (“LA”) posto sempre davanti al suo cognome, che resiste ancora oggi, a dispetto del politically correct del linguaggio di genere. E resiste perché non sta a specificare il sesso della persona, ma a sottolinearne l’unicità: come a dire “LA” divina, “LA” cantante per eccellenza, insomma, “LA” Callas, chi altri…? E allora, il recensore di un libro che raccoglie una nutrita serie di studi su di LEI, deve farsi coraggio e, finalmente, affrontarLA.

Mille e una Callas. Voci e studi, a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini, è stato pubblicato da Quodlibet nel 2016. Non si tratta, dunque, di una novità, che non amiamo inseguire, mentre, al contrario, ci piace tornare anche su libri che, pur usciti da qualche anno, conservino la freschezza e la sostanza di quando sono usciti e siano ancora utili (o, semplicemente, procurino piacere, perché no?) a chi abbia l’intenzione di leggerli; che siano, per farla breve, senza tempo. E chi fu/è/sarà più imperitura di Maria Callas?

A prima vista, sembrerebbe esserci una contraddizione tra quell’articolo determinativo di cui sopra e il titolo del libro: Mille e una Callas… I due curatori, però, sgomberano immediatamente il campo da equivoci di questo genere: quel titolo, che fu suggerito da Alberto Arbasino, è motivato dalla dimensione abnorme della personalità della Callas, esplorata da moltissimi punti di vista: quelli multidisciplinari dei numerosi saggi (circa quaranta) che compongono l’opera e che approfondiscono la sfaccettatissima figura di Maria Callas sia come cantante, sia come mito; sia in vita, sia dopo la prematura scomparsa (1923-1977).

Si va dal ritratto generale della sua figura artistica al suo assurgere a icona gay; dalle sue “incarnazioni” vocali (Norma, Suor Angelica, Turandot, Medea, Carmen, Mimì, Tosca…) a un intimo percorso della memoria che ne ricostruisce l’intera carriera e la vita; dall’approccio sociologico a quello storiografico; da quello antropologico-culturale (“quel fenomeno culturale passato alla storia come «la Callas»”) a quello semiologico; dall’analisi della voce a quella dei costumi (indossati in scena) e del costume (dell’epoca in cui fu immersa professionalmente e privatamente). Filo conduttore di tutti i testi e dei diversi approcci è “la loro volontà di calarsi nello specifico interpretativo, sottraendosi” – sottolineano i curatori nella prefazione – “il più possibile all’«impressionismo» generalista di tanta critica discografica. Insomma, il desiderio di trattare in termini musicologici le questioni relative all’atto dell’interpretazione, mediante strumenti di ricerca e di analisi adeguati […]”.

Tanto basterebbe a giustificare l’ennesima pubblicazione sulla Callas (oltre duemila, di moltissime delle quali si dà conto nell’ottima bibliografia). Ma c’è dell’altro: negli studi raccolti nel volume prevalgono e si ripropongono alcuni temi: la meticolosità con la quale la Callas affrontava lo studio, la forza del suo sguardo in scena e fuori, la magia generata dal suo canto. E poi, un’intera sezione dedicata a Medea, “incarnazione prediletta”, ma non indiscussa, dall’opera di Luigi Cherubini (storica esecuzione al Teatro alla Scala nella stagione 1953/1954, diretta da Leonard Bernstein) al film di Pier Paolo Pasolini del 1969. E gli interrogativi, tanti quanti le risposte offerte dai saggi qui riuniti: c’è un autore che si confà in particolar modo alle «corde» di Maria Callas? Alcuni propendono per Rossini e, più specificamente, per l’Armida. Per altri, forse, è il Bellini di Norma; oppure, Maria Callas era una voce verdiana? E il Puccini di Tosca e Butterfly? C’è stata una «bacchetta», che, più di altre, ha saputo valorizzare al meglio le sue qualità? Bernstein o Karajan? Giulini o Votto? E i registi? Visconti o Zeffirelli? E la critica? Fu amore a prima vista? E chi ha raccolto l’eredità della Callas?

La lettura del libro suggerirà molte – e diverse – risposte. Ma sarà, soprattutto, di stimolo a porsi nuove domande, a intraprendere nuove ricerche e ad ascoltare, ancora e sempre, l’intramontabile voce DELLA Callas.

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