Recensioni / Libri - Isabella Ducrot, La vita femminile

N on è necessario essere filosofi per sapere che, tra tutti i possibili incontri, quello con se stessi è il più arduo da realizzare. Non è affatto scontato che succeda e c'è perfino chi passa tutta la vita a cercare di evitarlo, ma quando accade la vita può cambiare per sempre. Per Isabella Ducrot, artista e scrittrice, quell'incontro si è materializzato, in un'età in cui tutto appariva già definito e consolidato, con l'improvvisa percezione di una "ignoranza": "Rimuginando su come fino ad allora era andata la mia vita, mi trovai a dover ammettere di averla vissuta come un'equilibrista in compagnia della costante e scomoda sensazione di essere più ignorante della media degli individui che frequentavo e con la preoccupazione di non farlo sapere in giro". Inizia così questa sua singolare riflessione, coraggiosa a cominciare dal titolo. In tempi di bigotta esaltazione della fluidità - termine diventato così noioso da farci desiderare di vederlo associato solo agli sciroppi per la tosse - non è forse una prova di audacia rivendicare la particolare qualità dell'esistenza che rimanda al sesso femminile, all'esperienza femminile, a "storie che non avrebbero potuto essere narrate se non da donne"? Alcune di queste storie, ambientate in varie età della vita, dall'infanzia alla maturità, sono diventate sei piccoli, perfetti racconti conclusi in se stessi. L'autrice li ha incastonati al centro della sua meditazione come intarsi di tombolo su una grande tovaglia di lino, brevi parabole sull'intreccio tra "infanzia, femminilità, ignoranza, una triade complicata, di cui la femminilità richiedeva una pratica particolarmente difficile: non dimenticare mai di appartenere a quella fetta della popolazione umana priva di una propria storia". La molesta ignoranza si trasforma nel socratico "sapere di non sapere", atteggiamento filosofico per eccellenza e movente per cercare la conoscenza attraverso l'incanto e lo stupore del bambino di fronte a ciò che vede per la prima volta. E' però lo sguardo forgiato nella "vita femminile", è l'attitudine del pensiero che nasce dalla familiarità delle donne con quello che un poeta ha chiamato "l'angelo della realtà", la chiave per addentrarsi nella verità antica dell'esperienza umana. Isabella Ducrot, artista raffinata e appassionata studiosa del mondo della tessitura, grazie a quello sguardo trova più di una prova "dell'antichissima alleanza tra testo e tessuto". Perfino il mistero chiuso e insondabile della Trinità può essere colto nella struttura tessile: trama, ordito e soffio che li attraversa. Tutto finisce per trovare il proprio posto e il proprio nome, "pensieri e parole cominciavano a venirmi incontro". Lo sguardo consapevole e ben addestrato della vita femminile si rivela, alla fine, un immenso privilegio.