Stile Alberto, ovvero Arbasino - non poteva che essere Michele Masneri atentare un ritratto del Gran Virtuoso letterario. Impossibile pensare di servirsi delle pose a uso e consumo degli uffici stampa: bisogna leggerlo, Arbasino, cercare di seguirlo nelle sue peripezie letterario-mondane (poi mondano-letterarie - e c'è un motivo), ammirarlo da lontano e poi idolatrarlo con garbo, arbasiniano. Masneri l'ha fatto, nel modo del nostro tempo, raccontando di sé, Anonimo Lombardo arrivato a Roma per studiare alla Luiss, ripercorrere i passi del giovane Alberto e vedere come andava a finire. Ne è uscito un libro svelto e sorridente, dove Arbasino è certo il carburante ma il motore è quello di Masneri: un agile bicilindrico, perfetto per i tornanti romani (Pochi cavalli, ma pronti alla risposta; discreto freno motore) Ne è sortita la cronaca di un tempo non perduto e il ritratto dí una Roma leggera: cene, incontri et similia con "cari vecchi signori" e antiquarie intellettuali, nobildonne in età da caftano, arbasiniani d'ordinanza, "coetanei borghesoni e anglofili" e "rari giovani scatenati, lirici o sinfonici". Píù i peana a Fratelli d'Italia, libro iniziatico (e sopravvalutato). Tutto visto dietro il velo sottile della disillusione del nostro giovane scapigliato e devoto. Il valore è tutto d'atmosfera - le figure, i personaggi ridotti a bei soprammobili, com'era anche di molto Arbasino. (Un sol guizzo: Laudomia "Domietta" Hercolani, impossibile da ridurre a soprammobile). LArbasino che ne esce è un ritratto flou alla Hamilton anni '70: un eterno ragazzo riservato e sentimentale, impegnato a dissimulare la timidezza manzoniana fil biglietto indirizzato a Testori!) esibendosi in peripezie letterarie e snobismi assortiti. Belle le ultime pagine: il riserbo lombardo che stinge su tutto - e la Bibliografia confidenziale dell'autore, che tutto dice e bene.