Stile Alberto di Michele Masneri, edito da Quodlibet, è un viaggio sentimentale sull’onda del ricordo di un’amicizia, quella tra l’autore del libro e Alberto Arbasino. È anche la storia di un apprendistato: la figura di Arbasino emerge in un ritratto intimo e devoto, ma anche autorevole nella sua, mai austera, eleganza. I ricordi personali (la nascita dell’amicizia, le sue tappe più importanti) si alternano con alcuni momenti fondamentali della biografia intellettuale dello scrittore.
Arbasino e il grande romanzo italiano
Su tutto aleggia Fratelli d’Italia, il romanzo fiume, l’opera-mondo dei nostri anni Sessanta, tentativo (riuscito?) di svecchiare il romanzo italiano, impantanato nel grigiore di un post-neorealismo lacrimevole; o incastrato in grigi salotti borghesi tutti uguali. È un buon motivo, questo libro, per andare a rileggere quelle pagine, spassose eppure illuminanti. È una questione di stile innanzi tutto. Lo stile dell’elegantissimo Arbasino e lo stile del romanzo; di quel great italian novel, alla costante ricerca del sound giusto, per una lingiua che pareva refrattaria a raccontare il reale. C’è già tutto in Fratelli d’Italia, scrive Masneri, ed è vero. Il romanzo, nelle sue tre edizioni, gonfiate fino alle milletrecento pagine dell’ultima, è un ritratto e un autoritratto; diventa la fotografia di un mondo nella sua ultima folgorante apparizione.
Un mondo perduto?
Ma questa storia del mondo in estinzione è forse l’ennesimo artificio letterario, stilistico, che ci portiamo dietro dai tempi di Proust o di Tomasi di Lampedusa (o forse dai tempi di Petronio, autore carissimo ad Arbasino). Se ne rendo conto anche Masneri, quando nelle sue frequentazini arbasiniane è convinto anche lui di essere testimone di un mondo in via di sparizione. “Io assistevo emozionato, consapevole di vivere la cosa più simile a un salotto proustiano, e la fine di un mondo in estinzione […]. Sarà stata la stessa sensazione provata da Alberto quando andava a stnare i mostri sacri, a sua volta?”.
Saggio, romanzo, memorie
Il libro, insomma, è un omaggio diverente e divertito, ma che non lascia fuori questioni nodali per capire Arbasino. Dai rapporti con Gadda e la conseguente questione dei “niipotini dell’Ingegnere”; e poi quella che Masneri chiama la “sparuta linea carsica omosessuale di Comisso, Penna, Testori, Pasolini”. E ancora, quel “mancato incontro” con Tondelli, forse uno dei punti chiave dell’ultimo Arbasino; così come quella “risposta” al Pasolini di Petrolio nei Fratelli d’Italia del 1993.
A metà tra saggio e romanzo, tra diario e devoto memoriale questo libro di Masneri rinnova una fedeltà verso un autore tra i più grandi del nostro Novecento, precursore ma non maestro (anzi, venerato maestro) alla costante ricerca di uno stile e di una lingua, ultimo feticcio di una letteratura che non vuole arrendersi al conformismo.