Uscito nel 2004 in Germania questo documento, e il suo relativo, sobrio commento, spazzano via montagne di affermazioni inverificabili, nella descrizione sorprendente di una vera e propria “imitatio” islamica
Tutti coloro che hanno a cuore il presente (in fin dei conti, l'unico luogo in cui ci è dato veramente esistere) e le residue possibilità di comprenderlo dovrebbero leggere Terrore al servizio di Dio La «Guida Spirituale» degli attentatori dell’11 settembre 2001, un libro uscito in Germania nel 2004 a cura di Hans G.Kippenberg eTilman Seidensticker la cui edizione italiana è curata da Pier Cesare Bori con tutti i necessari aggiornamenti (Verbarium-Quodlibet, pp. 140, € 14,50). Dirò di più: è un libro che andrebbe distribuito nelle scuole, adottato nelle università. Purtroppo, è vero il contrario: il modo in cui Kippenberg e Seidensticker (storico delle religioni il primo, studioso dell'Islam il secondo) esercitano il loro mestiere di intellettuali oggi é minoritario, deriso, ignorato. Si tratta di un metodo, di uno stile di pensiero basati sulla serietà, in primo luogo: e non sarà un caso se il contenuto e gli scopi del libro saranno riassumibili senza difficoltà in poche righe. I due studiosi tedeschi, assieme ai loro collaboratori, si sono dedicati a un documento ormai molto noto, la cosiddetta Guida spirituale trovata tra gli effetti personali di Mohammed Hatta e di altri attentatori suicidi dell' 11 settembre, resa nota dai giornali poche settimane dopo la catastrofe. II sospetto di un apocrifo circolò legittimamente fin dai primi giorni, così come i dubbi sul numero delle pagine (quattro o cinque?) del documento rese note dall'Fbi. CM ha letto l'Incanto del lotto 49 di Pynchon potrà ancora una volta stupirsi della precisione con la quale la vita si ostina a imitare l'arte. Nel frattempo, e anche dopo l'uscita in Germania di Terrore al servizio di Dio nuovi e forti indizi a favore dell'autenticità (di cui si dà conto in questa edizione italiana) sono stati resi pubblici. Ma non era, quella dell'autenticità, la questione che stava più a cuore al gruppo degli studiosi tedeschi, che aveva deciso di affrontare la Guida con le armi della più rigorosa filologia. Stampandone una traduzione letterale a fronte dell'originale arabo, commentandolo parola per parola come sì farebbe con un papiro greco o un antico testo religioso cinese, e completandone l'interpretazione con una serie di studi particolareggiati su questo o quell'aspetto rilevante. La Guida spirituale consiste in ventiquattro brevi capitoli di istruzioni pratiche e soprattutto spirituali per gli attentatori-dirottatori che fecero crollare le Torri Gemelle, distrussero un fianco del Pentagono, e tentarono di colpire la Casa Bianca. Queste istruzioni partono dall'Ultima notte (sono le parole in calce alla prima pagina) e proseguono passo passo con il viaggio in taxi per l'aeroporto, i controlli al momento dell'imbarco, l'uccisione dell'equipaggio degli aerei, l'ultima preghiera e lo schianto finale. Anche se non manca qualche avvertimento sul comportamento esteriore (come quelli iniziali di «radersi i peli in eccesso del corpo» o di indossare vestiti attillati), la maggior parte delle prescrizioni e delle relative tecniche riguarda il mondo interiore dei guerrieri vicini alla vittoria e al martirio. Per arrivare fino a quel momento supremo, quando forse non ci sarà nemmeno più tempo di terminare l'ultima preghiera e i guerrieri si saranno già strappati le camicie per entrare in Paradiso a petto nudo, bisogna mantenere l'animo saldo, cuore pulito, la fede serena. Appoggiandosi alle sure più «combattive» del Corano o a un certo numero di preghiere da ripetere ininterrottamente lungo tutte le fasi dell'azione, nella convinzione che nessun metal-detetector potrà mai essere più forte di una volontà che affonda le sue radici nel terreno di una certezza inviolabile.
Altro che nichilisti, altro che Dostoevskij a Manhattan! D'un soffio, il rigore di questo lavoro di interpretazione, così sobrio e razionale, spazza via montagne di affermazioni inverificabili, di formule trite, di opinioni appiccicate con la saliva all'li settembre e ai suoi attentatori. E proprio la fisionomia morale e spirituale di questi ultimi che emerge tanto più chiaramente, e con tratti addirittura sorprendenti, dall'analisi del dato oggettivo. Disposta a sfidare con la forza della fede le più sofisticate tecnologie, la Guida spirituale orienta su dei modelli storici ben precisi, e molto antichi, l'agire dei nuovi guerrieri, preservandoli all'interno di una specie di demente arcaismo anche nel momento in cui prendono il taxi o espletano le pratiche del check-in. La loro è, in senso tecnico, un'imitatio, che assimila la cellula terroristica ai più antichi compagni di Maometto, esiliati dalla Mecca e impegnati nelle prime battaglie in difesa dell'Islam. Questa tradizionale letteratura agiografica si salda perfettamente al Corano riportando i guerrieri all'aspetto pragmatico, e non solo mistico, della loro situazione. Perché c'è una missione da compiere fino in fondo. Si può dire che il lugubre fascino emanato da questa Guida spirituale sta proprio nel suo costante saldare la situazione spirituale alle azioni da seguire, con un'attenzione scrupolosa capace di trasformare l'attentato in un rituale, dove ogni minimo gesto si lega al precedente e al successivo in una catena carica di necessità e significato. Ed è nei particolari che possono sembrare più assurdi o grotteschi che si rende evidente in modo inconfutabile la potenza del rituale, la sua capacità di scandire il tempo, di mantenere lo stato di concentrazione (ricordare all'anima l'ascolto e l'obbedienza», dice la Guida). Come se i secoli non fossero passati, allora, ecco i guerrieri che affilano il meglio possibile le loro armi, memori del precetto di non far soffrire le vittime immolate. E quando si saranno impadroniti dell'aereo, sarebbe bene che rimanesse qualche minuto per compiere un ultimo dovere rituale, quello del bottino, ovviamente ridotto a una pura evocazione simbolica. Basterà bere una tazza d'acqua, strappata al nemico. Anche la preferenza accordata, all'interno del Corano per le sure 9 e 8, Della conversione e Del bottino, corrisponde arma raccomandazione fatta dal Profeta ai suoi primi compagni.
Ma con la meditazione del Corano torniamo dalle rare indicazioni sull'atteggiamento esteriore alla dimensione di gran lunga predominante, come già dicevo, della Guida; che è il controllo dello spazio interiore, la necessità di dominare la propria «anima» (nafs, in arabo, che può essere inteso anche come riflessivo, «sé stessi»). Se il takbir, il grido di preghiera Allahu akbar («Dio è grande») è il segnale d'inizio della fase cruciale della battaglia, poiché «induce il terrore nei cuori degli infedeli», le altre preghiere e invocazioni vanno recitate il più possibile ininterrottamente, senza però che i nemici lo sospettino. Come sapevano fare i mistici sufi (già apprezzati nell'ambiente dei Fratelli Musulmani) o i rappresentanti di molte tradizioni estranee all'Islam, come gli esicasti bizantini. La funzione di un vero mantra, o di una formula magica immediatamente efficace sul reale, è naturalmente e principalmente attribuita alla prima parte del Credo islamico, la ilaha illa llah («non c'è Dio all'infuori di Dio»). In un frammento di lancinante e profetica esattezza, Simone Weil parlava dei falsi dèi e delle «false purificazioni» che esigono dai loro ottenebrati fedeli. La Guida spirituale è un perfetto esempio di questa possibilità di degrado, che in sé e per sé non riguarda solo l'Islam ma tutte le religioni e tutti i misticismi. Interpretare correttamente e comprendere, prima di giudicarlo, un documento di tale importanza, come fanno questi studiosi tedeschi, mi sembra un atto di elementare logica e intelligenza. Lodarlo perla sua originalità, è già di per sé un brutto indizio sul periodo culturale in cui viviamo.