Ci sei? Parlo con
te, lettore di «Repubblica». Tu te lo
ricordi Arbasino? Se n'è andato
nel marzo del
2020, aveva quasi novant'anni e non scriveva da
un po'. Prima però ha qui inchiostrato colonne su colonne a proposito di concerti, pièce, duchesse,
mostre scovate in ogni angolo di
mondo. Cognomi, date, riferimenti, battute, parole in idiomi remoti, fra cui l'italiano "alto". O altrimenti fulminei paragrafi di poche
righe, giochi di parole, rime e rap.
Non puoi essertelo dimenticato:
magari ti innervosiva, ma poi un
collegamento o un improvviso sarcasmo ti mettevano il dubbio che
fosse il più intelligente di tutti. Alla fine Alberto Arbasino, questo
AA, bene a fuoco tu non lo hai messo mai.
Diceva di essere un "«nipotino
dell'Ingegnere» e si riferiva Carlo
Emilio Gadda, che aveva avuto prima come modello letterario e poi
anche come amico. L'Ingegnere in
blu fu infatti il titolo dell'esemplare libro-ritratto (Adelphi) che — riunendo articoli, interviste, appunti
inediti e ricordi personali — gli dedicò nel 2008, a ben 35 anni dalla
scomparsa. Proprio a proposito di
AA non si è comportato con altrettanta flemma il giornalista e scrittore Michele Masneri (MM), che beninteso è il primo a indicare e rispettare le debite proporzioni. Eppure il suo notevole Stile Alberto
(che esce ora da Quodlibet, nella
collana nuovissima e chic, Storie)
ricorda quel modello: se ne allontana, ma restando in parallelo.
Tanto AA presentava Gadda mostrando di annullare sé dietro formule impersonali, tanto MM ci fa
sentire che la sua "ripresa" è in soggettiva. Ma questo è il punto di vista necessario, la credenziale che
MM avanza come narratore, peraltro molto più smaliziato del sé stesso che mette in scena. Il men che
cinquantenne MM non è infatti tra
i lettori che hanno potuto seguire
l'evoluzione di AA, sin dagli anni
Cinquanta. Non è però neppure
uno degli altri che hanno conosciuto AA dalle sue ultime cose (tra cui
appunto L'Ingegnere in blu) o addirittura dai necrologi e sono poi rimasti lì. Lo ha cominciato a leggere negli anni Novanta, poi lo ha recuperato tutto, avidamente, a posteriori. Quindi lo ha conosciuto di
persona e né è diventato commensale, corrispondente, compagno
di viaggetti e conversazioni e insomma amico, almeno quanto lo
si può essere da quelle distanze
d'età, esperienze e "epoche". Ora
non ha scritto una biografia: ha
esposto le risultanze del suo tallonamento di AA assieme alle emozioni che gliene sono venute.
MM ci racconta AA da una distanza di rispetto misurata però a
partire dai punti in cui gli è più possibile l'immedesimazione. In comune: la provenienza padana (AA,
Voghera; MM, Brescia) con i suoi
conformismi e le severità educative; gli studi di diritto internazionale; il trasferimento a Roma motivato da ambizioni diplomatiche; il
passaggio al professionismo della
scrittura; le inclinazioni per altre
arti (pittura e musica per AA, architettura per MM); la vivacità come
contrainte stilistica autoimposta e
inderogabile.
L'affetto non decresce, e anzi aumenta, a mano a mano che MM
comprende che l'esempio di AA è
inapplicabile. Come la sua scrittura non si imita, così sono oggi insostenibili sia il "modello di business" basato su viaggi, visite e scrittura sia il modo di vivere un'omosessualità pressoché indisturbata
perché (nel bene e nel male) non riconosciuta dalla società italiana
pre-boom.
Il ritratto di AA esce per differenza dove la prossimità del suo oggetto aiuta l'ammirazione di Masneri
a smaliziarsi, e a diventare così
non inferiore ma anzi completa. A
rendere prezioso il libro sono anche gli scatti dei fotografi Paolo Di
Paolo e Giovannna Silva, le riproduzioni golose di cartoline autografe, locandine d'epoca, interni
di case, sino al citofono. Qui non si
vuole rubare al libro neanche uno
sketch, bastino i soggetti: AA a cena; AA e il fotografo molesto; AA e
il podcast ante litteram delle segreterie telefoniche; AA in accappatoio (sic!); AA e l'amico Romolo, per
decenni mai chiamato fidanzato
ma ribattezzato Stefano in onore
del joyciano Dedalus. AA che saluta «A presto! A presto!» e «Auguri! Auguri!»; AA e il sentimentalismo
(assente? O denegato e rimosso?); Arbasino che scompare senza dir nulla.