A dire dell'ottimo Dino Baldi, curatore e prefatore, il libretto di Twain in questione (l'originale inglese The awful German Language, naturalmente) viene donato "con fare tra il furtivo e il pietoso" dagli insegnanti ai principianti delle scuole di tedesco per stranieri. Il significato del gesto lo intenderà il lettore del libretto - e intanto avrà passato il tempo sorridendo e a volte ridendo, senza ritegno. Succede sempre così, con Samuel Langhorne Clemens in arte Mark Twain. Il libro è il resoconto di un bruciante e felice fallimento: il tentativo dell'autore di imparare la lingua tedesca. Bruciante, visto che Twain non era il tipo da passarci sopra; e felice per via del fatto che amava la lingua tedesca. (Pare che amasse soprattutto il ricco repertorio di profanities, in particolare le interiezioni riferite alla divinità). Amore che non gli impediva di odiare quelle che riteneva inutili complicazioni e via brontolando. Enumera a far ridicolo stravaganze grammaticali e singolarità sintattiche (i "verbi separabili"), ironizza sulle parole composte di lunghezza paranoide e la moltitudine di regole, tale da indurre alla afasia il malcapitato principiante. Punta il dito contro una lingua dove il genere grammaticale non coincide con il genere naturale. (Fatto quest'ultimo che fa sorridere: oggi, altro che il dito punterebbero alla povera lingua tedesca...). Non esita a dirne i pregi, che riconduce in buona parte alla ricchezza di sfumature nell'esprimere l'affettività e la corrispondenza tra grafemi e fonemi (punto debole, e definitivo, della lingua inglese). Mark Twain, dopo un Re Lear in tedesco: "E stato un errore. Abbiamo capito soltanto i tuoni e i fulmini, e anche loro alla maniera tedesca, a rovescio: prima arrivava íl tuono, e poi il fulmine" Serve altro?