S- Noi in linea abbiamo anche un altro ospite che è il professor Pier Cesare Bori, docente di filosofia morale e diritti umani all’Università di Bologna. Buongiorno professore…
B- Buongiorno.
S- Il professor Bori ha curato l’edizione italiana di un saggio che è appena uscito e la casa editrice è la Quodlibet. Un saggio che era stato pubblicato qualche tempo fa in tedesco intitolato “Terrore al servizio di Dio. La guida spirituale degli attentatori dell’11 Settembre del 2001”. Di che si tratta professore?
B – Si tratta dell’edizione critica del testo arabo che contiene istruzioni spirituali, religiose per il gruppo di attentatori dell’11 Settembre 2001. E’ un testo che è stato trovato nei loro bagagli in parecchie copie sappiamo chi è l’autore… E’ stato diffuso subito, è stato tradotto, però questi studiosi tedeschi hanno fatto un edizione eccellente, rivedendo il testo arabo che tra l’altro si trova ancora in rete nel sito della Cia, annotandolo e studiando tutti gli aspetti.
S- Ecco questo professor Kippenberg è giunta a una conclusione che ribalta un po’ le analisi correnti perché comunemente si crede che il terrorista faccia compiere un certo gesto per attrarre l’attenzione sulla sua causa, insomma che il terrorismo sia una specie di mezzo, di strategia di comunicazione. Invece si sostiene nella prima marte del libro che l’attentato non vorrebbe comunicare nulla, è un atto di distruzione fine a se stesso, punto e basta.
B- No, non mi pare che sia questa le tesi, questa… mi pare che l’approccio di Kippenberg è un approccio di conoscenze di tipo weberiano, cioè tutto va compreso anche se non va giustificato. E allora il discorso è… dobbiamo capire questo gesto nel quadro dell’antico modello ascetico guerriero islamico. Mi spiego… cioè questi attentatori incarnano in maniera ingenua e totalmente anacronistica e pericolosissima un modello molto alto che è quello del guerriero, una specie di asceta, di monaco che vive la sua vocazione nella guerra. Questo è il suo ..??... in crisi di religiosità e questo è veramente impressionante. Per me è stato anche veramente una cosa che mi ha messo alla prova in un certo senso anche.. disgustato. Però al tempo stesso per capire dobbiamo vedere se c’è un’animazione religiosa profonda.
S- Ecco ma questo fatto che lei sta sottolineando, che si uccide in definitiva in nome della fede, no? Anzi si è convinti che questo gesto verrà premiato nell’aldilà, ecco, noi abbiamo visto…
B- …il paradiso subito…
S-… che spesso i terroristi sono persone istruite, che hanno girato il mondo, si sono inserite, allora com’è possibile che vengano catturati in questa spirale cioè che il loro obiettivo diventi quello di morire, non quello di vivere come qualunque altra persona normale su questa terra?
B- Ma loro risponderebbero questo in vista (?) di una vita più piena in vista (?) di una totalità della vita invece che naturalmente c’è una dimensione di frustrazione profonda di senso male inteso ma comunque di una giustizia violata, di un offesa, una lacerazione profonda, un idea di vendetta. Ma c’è anche questa visione totalmente positiva cioè di una vita “altra” che è in mente…
S- .. è desiderabile addirittura…
B- ..una specie di mistica e quindi.. la cosa che abbiamo fatto rispetto all’edizione tedesca che io ho tradotto questo testo arabo, l’ho ritradotto, perché non si poteva tradurre semplicemente dal tedesco con i miei studenti di ascendenza arabo-islamica e quindi abbiamo riflettuto molto… e nella prefazione italiana abbiamo messo anche appunto il nostro rigetto dell’idea… di questa idea di violenza, questa idea di una dignità che comanda di uccidere…
S- Comanda di uccidere e di morire. Roba da pazzi. Allora la ringrazio Professor Bori di essere stato con noi.