Non era facile restituire Alberto
Arbasino, come non era
facile
stargli in scia. Michele Masneri
C'è riuscito con Stile Alberto
(Quodlibet) illustrandone la
vita: tra ricordi, estratti di libri,
cartoline, aneddoti, amici,
fotografie, fino a farne un album
di famiglia. Arbasino – come i veri grandi scrittori- aveva
delle regole di vita che si
confondevano con le sue pagine
e delle pagine che diventavano
regole di vita. Con lo riscrittura
inseguiva la perfezione, con la
musica e l'ironia restituiva la
realtà. Complicato, eppur
leggero, capace di racchiudere
tutto in poche righe, e poi di
continuare per mille pagine,
ineludibile,
elegante, fino a quando non si
trattava di sfottere Truman
Calme con telefonate da
adolescente. Attraversava
Roma in Porsche quando
Pasolini la girava con la sua Alfa
Romeo Gt, un romanzo
notturno-automobilistico.
Viaggiava, incontrava, ascoltava
e guardava per scrivere, anche i
suoi sospiri sembravano fatti
per la scrittura in un continuo
battere (a macchina) fatto di
aggiunte e sottrazioni,
preoccupato solo della
volgarità, da eludere,
ossessionate dall'attimo da
fermare, dalla vita da salvare.
«Caro topo, vecchio topo/ tu non
sai cosa vien dopo».