Il pensiero ha una qualità nazionale? È una
domanda spinosa perché il pensiero da un lato è
universale e da un altro lato è particolare. Il
carattere della filosofia moderna è storicista:
filosofia e storia sono dialetticamente identiche
' in quanto la filosofia è storia ma la storia non è
solo filosofia. Ne consegue che la storia della
filosofia è molto diversa da come la si immagina: senz'altro non è manualistica e tende al
profilo monografico. Croce, ad esempio, sosteneva che l'idea di trovare la filosofia solo nei libri dei
filosofi è sciocca giacché compito del pensiero è schiarire al meglio i concetti direttivi dell'interpretazione
storiografica e non sempre tali concetti vengono forniti
dai filosofi. Il caso di Machiavelli è emblematico: non
è un filosofo in senso stretto, ma è possibile intendere
Stato e politica senza messer Niccolò?
Su alcuni di questi temi indaga il bel libro di Corrado
Claverini La tradizione filosofica italiana (Quodlibet).
Il giovane studioso non solo vede una 'filosofia italiana'
viva e vegeta nel mondo - 'Italian Thought' - ma individua anche quattro paradigmi interpretativi che rispondono ai nomi di Bertrando Spaventa e Giovanni Gentile,
Eugenio Garin e Roberto Esposito. Non si tratta solo di
rendere onore alle vecchie glorie ma anche di apprezzare
il valore presente del 'pensiero italiano' che non è riconducibile né al nazionalismo né alla globalizzazione e ha
una sua particolarità che lo rende valido. Quale? La connaturata vocazione a essere in contatto con la vita, la storia, la politica, l'arte evitando così di rinchiudersi nella
torre eburnea della gnoseologia. Complicato? Lo si può
dire in modo più semplice: la filosofia italiana - ma la
filosofia in sé - quando è tale non è accademica. Non è
un caso che il pensiero filosofico e scientifico in Italia si
sia formato non nelle università ma nelle carceri, negli
esili, nelle persecuzioni: Bruno, Campanella, Galilei, De
Sanctis fino a giungere allo stesso Croce che creò un
movimento filosofico extra-accademico perché «la filosoffia non è roba da cattedra e richiede animo libero».
La riprova è data dal Covid. Con l'epidemia hanno fatto
i conti anche i filosofi. I casi più noti son quelli di Agamben e Cacciati che sono usciti dall'accademia per misurarsi con la 'verità effettuale'. Non è importante stabilire
se le loro posizioni sul Green Pass siano valide o no,
quanto' evidenziare il molo della filosofia che, piaccia o
no, critica il potere o, meglio, i poteri - conoscenza inclusa - per mostrarne i naturali limiti da cui dipendono
governo e libertà.