Recensioni / Oltre il giardino

Ci sono giardini e giardini. Quelli che si stendono su terreni più o meno soleggiati, giardini all'italiana o all'inglese, dove schiere di donne e uomini si cimentano in attività quasi quotidiane di coltivazione, e quelli che invece si allungano per pagine e pagine di origine vegetale e il cui numero è in continua crescita: i giardini di carta.
L'editoria dedicata al mondo vegetale è letteralmente esplosa conquistando negli ultimi anni gli scaffali delle librerie, mentre nel contempo la passione per il giardinaggio cresce in egual misura presso la popolazione del Bel Paese, quasi fosse l'altra faccia, il rovescio, di quella culinaria. C'è poi un rapporto diretto tra questa aumentata passione per fiori e piante e la convinzione che la distruzione del Pianeta sia andata molto, troppo avanti. Non è infatti un caso che l'attenzione moderna verso la Natura sia esplosa in Inghilterra tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, quando divenne evidente che la Rivoluzione industriale aveva inquinato e deturpato l'Inghilterra Tra tutti i libri di botanica usciti quest'anno un posto significativo spetta al volume intitolato Fior da fiore. Ritratti di essenze vegetali, pubblicato presso Quodlibet (pp. 311, € 22) da Angela Borghesi. L'autrice è una docente di Letteratura italiana contemporanea presso l'Università di Milano Bicocca, specialista della Ortese, di Elsa Morante, di Andrea Zanzotto e di altri autori del Novecento. La sua prerogativa è triplice: oltre che una studiosa è anche un'appassionata coltivatrice di fiori e piante, e poi scrive in modo elegante. Tre aspetti non sempre consueti tra i botanici, fatto salvi alcuni esperti come Ildebrando Pizzetti.
Angela Borghesi ci racconta di possedere un giardino dove pratica la propria passione, e dove unisce la competenza botanica (storia, prerogative, classificazione) con quella letteraria. Nato da una rubrica presente sul web, intitolata "Clorofilla", questo libro tratta delle piante attraverso poesie, brani romanzeschi, citazioni, così che ogni capitolo parla la doppia lingua della botanica e della letteratura. All'inizio delle sue lezioni universitarie Angela Borghesi chiede sempre agli studenti se sanno íl nome degli alberi presenti nella piazza antistante l'Ateneo: nessuno azzecca mai la risposta giusta; inoltre la maggioranza di loro non sa rispondere alla richiesta d'indicare quali piante vi siano nei loro giardini, o almeno come si chiamano quelle che s'intravedono dalle loro finestre di casa. L'ignoranza botanica è una delle caratteristiche della maggior parte degli italiani, effetto di quel distacco dal mondo contadino che s'è consumato negli anni Sessanta del XX secolo, quando la seconda industrializzazione del Paese, e la crescita delle città, hanno portato gli abitanti lontano dal mondo vegetale, così contiguo e fondamentale per i loro predecessori. Fior da fiore è un viaggio stagionale tra alberi, arbusti, fiori, essenze vegetali scelte in rapporto agli interessi e alle curiosità dell'autrice, che manifesta le sue predilezioni e inclinazioni botaniche, su cui modella quelle letterarie. Non nasconde le proprie ubbie, le invidie, i fastidi e le intolleranze per questo o quel fiore, così come peri brani poetici che cita, e per gli autori di cui racconta. Il più criticato nel libro, seppur con un fondo di sorniona ammirazione, è il razionalista Italo Calvino per quanto figlio di due botanici illustri e lui stesso iscritto alla Facoltà di Agraria; la stessa sorte tocca a Ildebrando Pizzetti, colto in fallo per una citazione classica errata. Ma ci sono letterati adorati come l'amatissimo Giovanni Pascoli, vate della botanica letteraria, da cui proviene il titolo del libro, il più citato di tutti in virtù degli interessi naturalistici della sua poesia.
L'altro autore prediletto, uno degli italiani in mezzo alla prevalenza degli autori stranieri, è Camillo Sbarbaro, che non è stato solo un insigne poeta, ma anche un notevole lichenologo, studioso di licheni, gli organismi simbionti composti di un'alga e di un fungo, la cui ampia collezione si trova oggi al Museo di Scienze naturali di Genova. Leggendo Fior da fiore s'imparano molte cose tra cui la stretta parentela che esiste tra le piante e i versi poetici, tra le essenze naturali e le parole. Ogni pianta è descritta da Angela Borghesi con un lessico preciso e insieme prezioso, manifestando un amore straordinario sia per le piante come per le parole che le nominano. E non c'è solo la studiosa di lettere e di piante; c'è anche la scrittrice moralista, che dai fiori e dalle piante ricava un insegnamento etico, come nel caso dell'ippocastano cantato da Primo Levi, emblema e metafora del vivere anche in un romanzo di Charlotte Bronte, Jane Eyre: meglio schiantarsi in un parco inglese, scrive l'autrice, immortalato da una grande storia d'amore, che intossicarsi poco a poco nel viale di una grande città del Nord. Il contenuto ecologico di questo volume, che è accompagnato da bellissime illustrazioni di Giovanna Duri, delicate e insieme impressive, non è mai apocalittico.
Nel giardino dove coltiva le sue piante l'autrice vive giorno per giorno i piccoli drammi della coltivatrice, che rimandano implacabilmente alla lotta per l'esistenza descritta da Charles Darwin, autore poco citato ma presente sottotraccia nel libro.
Insomma un'opera da centellinare con la stessa passione e cura con cui Angela Borghesi l'ha scritta settimana dopo settimana nel corso di dieci anni.