Recensioni / Illich, domande al cristianesimo

Nell’ultimo libro-intervista del filosofo morto 5 anni fa il dialogo serrato col pensiero cattolico, cruciale per capire il postmoderno

È stata tradotta da Quodlibet una delle ultime interviste a Ivan Illich, registrata per la radio canadese, dal titolo provocatorio (e un po’ eccessivo) Pervertimento del cristianesimo (Conversazioni con David Cayley su Vangelo, Chiesa, modernità) che conclude in una atmosfera apocalittica ma intrisa di speranza. Il volume comprende una accurata ricostruzione biografica, che offre informazioni utili per ricostruire il complesso percorso intellettuale e spirituale del filosofo e pedagogista scomparso nel 2002, confermando l’idea che sia stato uno degli intellettuali più fertili e innovativi del Novecento. La lucidità e la forza del suo pensiero critico sulla modernità, infatti, nasce da un percorso di vita intenso e originale, a cominciare dalla sua origine ebraico-croata, le sue esperienze di vita in varie parti del mondo, rese più interessanti dalle doti di poliglotta, gli incontri significativi con alcuni fra gli intellettuali più interessanti del tempo, da Maritain a Guardini, da Fromm a Foucault, Peter Berger, Paolo Prodi, nonché René Voillaume, iniziatore dei Piccoli Fratelli di Gesù. Ma anche dal suo essere stato sacerdote, e di esserlo rimasto, in fondo, sino alla fine della vita, nonostante avesse rinunciato allo stato sacerdotale dopo essere stato sottoposto a una inchiesta del Sant’Uffizio.

Lo dimostra l’appassionata contrapposizione della fides alla religio che costituisce il senso profondo dell’intervista. Una contrapposizione ispirata alla forza rivoluzionaria del messaggio di Cristo, che ha accolto senza mediazioni, come prima di lui hanno fatto eretici e santi: rischio esistenziale contro sicurezze assistite, gesto d’amore personale e imprevedibile contro le agenzie di assistenza organizzate, anarchica rinuncia contro l’obbligo di soddisfare i 'bisogni'. Ma, a differenza di tanti eretici, Illich non ha mai cercato di radunare intorno a sé una Chiesa alternativa, ma solo un gruppo di intellettuali con i quali, in serena amicizia, discutere. La sua forza è stata nei libri coraggiosi, che hanno fatto riflettere le élites intellettuali di tutto il mondo. La sua funzione nei confronti della Chiesa, che ha continuato a guardare con rispetto, è stata di pungolo vivificatore, di sguardo critico che spinge a una costante verifica della sua funzione, del suo operato. Il suo pensiero si dipana sempre sul filo di un confronto storico e comparativistico, così da dissacrare i luoghi comuni in cui siamo immersi, e quindi ottenere la libertà di giudizio.
  La novità dei Vangeli, per lui, è la capacità di volgersi verso l’altro in modo spontaneo, non premeditato e disponibile a farsene sorprendere, come ha fatto il samaritano nei confronti del giudeo ferito nella parabola evangelica: «Qualcosa di cui Gesù ci ha parlato come di un modello della mia personale libertà di scegliere chi sarà l’altro per me, è stato trasformato nell’uso del potere e del denaro allo scopo di fornire un servizio». La trasformazione di questa teoria rivoluzionaria in un sistema giuridico da parte della Chiesa, secondo Illich, ha formato i presupposti che avrebbero creato la società moderna.
  In questa intervista, quindi, Illich riprende una per una tutte le critiche alla modernità che ha elaborato nel tempo, riallacciandole al principio base sul quale egli le ha misurate, cioè le parole di Cristo. Egli ritiene cioè il mondo moderno frutto di un tradimento del suo antecedente cristiano ed è convinto, quindi, che solo attraverso un attento studio del passato si possa arrivare a cogliere quanto strana e stonata sia la nostra società contemporanea. Così i cambiamenti nel modo di avvicinarsi all’immagine, non più una soglia verso l’altro mondo - come aveva sostenuto a Nicea Giovanni Damasceno - ma espediente didattico, fino ad arrivare al mondo virtuale di oggi, in cui l’immagine, nel suo essere senza tempo e senza spazio, ci si presenta come una sorta di eternità contraffatta.
  Qualcosa che secondo Illich «non avrebbe mai potuto esistere senza l’originale cristiano».
  Ma il suo non è un pensiero negativo e nostalgico del passato: Illich è infatti convinto che la perdita di credibilità delle moderne istituzioni ci ponga davanti al cristianesimo come mai era avvenuto prima d’ora, proprio perché oggi viviamo in un tempo apocalittico, quindi di rivelazione.