Recensioni / Celati. Un mondo di strambi e di lunatici

Escono due volumi di racconti dedicati al «Costume degli italiani»: un viaggio nel tempo perduto dell’adolescenza con storie che si specchiano l’una nell’altra
 
Gianni Celati ha dato corpo ad un’impresa epica, ma lo ha fatto con l’aria e la nonchalance di chi si accinge ad un semplice esercizio come tanti. Dunque ecco qui due libretti, appena usciti dalla defilata ed elegante editrice maceratese Quodlibet, che recano un sopratitolo comume, “Costumi degli italiani” e poi un titoli ciascuno: Un eroe moderno (pagg. 132, euro 12) e Il benessere arriva in casa Pucci (pagg. 119, euro 12). Se ne annuncia un terzo, Vacanze marine, che arriverà a suo tempo. Giriamo intorno ai libretti (all’extratesto avrebbe detto Genette) e scopriamo che fanno parte di una collana, diretta da Ermanno Cavazzoni e Jean Talon, che si chiama Compagnia Extra.
C’è, almeno credo, un’intenzione dietro a tutto ciò: dare luce a quella che potremmo chiamare la corrente ariostesca della nostra letteratura. (Corrente illustre, geograficamente attestata in Emilia, che lambisce anche il cinema: non è forse un ariostesco Fellini? E infatti uno dei volumetti, il primo della collana, è dedicato proprio a lui e al progetto irrealizzato del Viaggio di G. Mastoma). Celati sceglie un punto di vista molto personale e insieme molto aperto, il mondo dei suoi quindici anni: una collettività che qui in gran parte coincide con la comunità scolastica di cui faceva parte Celati stesso, che qui riveste due ruoli, quello del narratore e quello del personaggio, però mai protagonista.
Ora, si sa, gli ariosteschi prediligono gli strambi e i lunatici: gente che persegue un proprio ideale o anche soltanto una propria fissazione mentre la vita gli scorre intorno. Nei racconti di Celati ne troviamo tin bel campionario: Pucci e Bordignoni, per esempio, li sorprendiamo a pascolare per le vie della città (pascolanti ll definisce l’autore), la loro fissazione adolescenziale è naturalmente il sesso (più per il più grosso Bordignoni che non per l’apatico Pucci). A Bordignoni piacciono le donne pettorute e medita di assaltare la Bernigotti, loro docente di inglese. Secondo lui bastava presentarsi a casa e chiedere di fare lezione di inglese ed era fatta oppure giocare a farle il solletico, stenderla sul letto e godersela. Un giorno, sempre Bordignoni, vede una donna che passa in bicicletta e seduta stante se ne innamora. Che sorpresa scoprire, andando a far visita all’amico Pucci che si trattava della ancor giovane madre di quest’ultimo.
Nel secondo libro (Il benessere arriva in casa Pucci) sarà proprio lei, ancora prestante ma con qualche filo bianco, a cercare di risolvere i problemi della famiglia andando a far visita ad un monsignore. Il marito faceva l’ambulante: vendeva merce di scarto, con guadagni quasi mesistenti. E’, la sua, una evidente seduzione alla quale il monsignore non si sottrae: e possiamo tranquillamente aggiungere che la seduzione è appannaggio, in questi racconti, delle madri più o meno giovani o delle giovani spose, come Urania. Sono loro a reggere le sorti delle famiglie, ad esercitare un matriarcato di fatto, mentre gli uomini appaiono come dei solitari votati alla loro missione.
L’impiegato di banca Bacchini ha la vocazione dello scrivere, anche se i suoi niezzi espressivi scarseggiano. E’ un dilettante filosofo che cerca di indagare il rapporto tra il dentro e il fuori, la sostanza e l’apparenza. I suoi interlocutori non sono diversi da lui, ma lo stanno a sentire volentieri perché eretti al rango di giudici, di maestri. Bacchini scrive e quasi non si accorge che intorno a lui (alla banca in cui lavora) corrono gli affari sorvegliati dal direttore Palanca «il ferreo, pelato e ignorantissimo Palanca». E’ stato il padre di Celati a traviare Bacchini facendogli conoscere «gli stralunati eroi di Ludovico Ariosto. Di fronte alle strabilianti imprese di eroi tipo Orlando o Rodomonte o AStolfo (quello che vola a cavallo dell’ippogrifo sulla luna), cosa potevano interessargli i prestiti bancari? In lui era nato il vizio che assorbe ogni pensiero..».
La dichiarazione di appartenenza alla scuola ariostesca è dunque esplicita. Dopo la seduzione del sesso c’è quella della scrittura ed è seduzione forte, ma Celati, a questo proposito, ha in serbo una sorpresa, lo scrittore Tritone, Virgilio Tritone. Costui vive in campagna e pubblica libri di successo, molto lodati dalla locale comunità di intellettuali, tra cui il preside del liceo. Ma quando un ragazzo avanza un dubbio sulla sua opera ecco che l’idillio finisce e lo scrittore entra in crisi. Potrebbe, rimugina tra sé, aver scritto solo porcherie e nessuno glielo ha mai detto.
(In molti casi l’opera di Celati, e non dico qui solo del saggista delle Finzioni occidentali, sottintende una riflessione, sul narrare e sullo scrivere con un centro ideale nei Narratori delle pianure.) Alla seduzione della scrittura si affianca quella della parola. Qui le storie sono sostanzialmente due: I giovani (ma non solo loro) che si riuniscono per discutere, anche litigando, i grandi temi della vita e i vecchi, i pensionati, che fanno circolo nella tabaccheria del giovane Zoffi: un filosofo mancato.
«Zoffi, figlio di una signora molto pratica di nome Giunone, aveva scoperto che siam separati dalle cose, dagli alberi, dal cosmo, oltre che da noi stessi e dagli altri che non la pensano come noi. Però, dopo che uno ha fatto una scoperta del genere e deve passare le giornate in una tabaccheria a vendere sigarette, fiammiferi, cartoline, ciondoli, saponette, cosa fa? Si incaponisce, vuol trovare una via di fuga, con la coscienza raziocinante che gli ronza notte e giorno in testa senza smettere». Confessa Celati d’essere stato tentato da un simile personaggio, di aver cercato di scrivere un romanzo incentrato su di lui, ma di non esserci mai riuscito. E’ lui l’eroe moderno che dà il titolo al primo volumetto: cerca una ragione nelle cose negli umani e non la trova, cerca un senso e scuote la testa. E’ lui che si innamora della cugina Urania (che era sposata col bancario Bacchini, quelIo dei racconti e della vita incanalata).
Le storie si intrecciano, ora emerge questo ora quel personaggio: sono vicende di un tempo ormai remoto, quelle che Celati resuscita. Poi aggiunge «lo vorrei sapere dove sono andati a finire tutti quanti, e se siamo davvero esistiti, se è proprio qiesta la vita. Oppure è  tutto un errore, solo lampi, brividi, non si sa». Siamo: anche l’autore dunque ha dei dubbi sulla propria esistenza, o meglio sul proprio passato.
Il narratore rende pubblica la memoria privata ed è come se consentisse al lettore di entrare nella sua testa e di condividere i «lampi e i brividi», ovvero la sensazione di vivere. Ma, il caso è esemplare, senza che in nessun niodo Celati calchi la mano, il giovane Pucci, che a scuola non faceva che ripetere, finisce in manicomio. Un’umanità desolata lo attende, preda della rutine ospedaliera. La visita dei medici è un passo di straziante comicità. Per Pucci a diciannove anni la vita si risolve ormai nell’ascoltare rumori. Gli era sempre piaciuto, ma in ospedale i rumori sono diversi, sono I rumori, anche sgradevoli, dei malati.
“I costumi degli italiani»: la rubrica sotto la quale sotto la quale sono ospitati questi due Iibri, poteva anche alIudere ad un «com’erano i costumi degli italiani», poiché il narratore ha fissato il proprio sguardo su un’epoca precisa, quella della propria adolescenza, e anche su una città innominata e forse anche un po’ trasfigurata (Bologna?) che fa da sfondo a tutte le azioni e situazioni. Un’indagine antropologica, ma condotta sul filo di quel tempo perduto, quando appunto l’Italia aveva ancora una certa identità, tra città e campagna, scuola e professioni e l’attesa adolescenziale che la stagione sessuale maturasse o addirittura esplodesse, mentre si facevano timide riverenze alle compagne di classe più belle.
Gianni CeIati ha vissuto molto in Inghilterra e questo suo riandare, oggi, agli anni della sua formazione mi ha fatto venire in mente l’esperienza parallela di luigi Meneghello. Anche lui se ne è andato molto giovane dall’ltalia per insegnare a Londra, però ha indagato per tutta la vita il Paese dei suoi anni giovanili, riassaporando ogni parola.