Questa è la settimana di "Più
libri più Liberi" la fiera
(Romana) della piccola e
media editoria che, ospitata
nel centro congressi La nuvola -
progettata dall'Archistar Fucsas - resta
un'opera d'arte contemporanea che
si presta benissimo alla ospitalità di
questi eventi.
L'anno della ripresa delle attività in
presenza è sempre carico di tensioni e
difficoltà eccezion fatta per il popolo
dei lettori che si è riversato in fiera nei
giorni festivi, affollando gli stand di
piccoli, medi e piccolissimi editori che
hanno esposto e raccontato il proprio
lavoro nella maniera più semplice:
esponendo i propri libri, mettendosi a
nudo.
Chi ama la lettura trova questo
momento, occasione unica per
confrontarsi con chi, dall'altra parte
della barricata, spesso non riesce ad
avere voce.
Non mancano le polemiche sullo
svolgimento della manifestazione che
esclude il lavoro, utile e prezioso delle
librerie, compromettendo - proprio nel
periodo natalizio - quelle vendite che
sono vitali per i librai.
Spesso dimenticati dall'opinione
pubblica a caccia di "prezzi bassi" di
saldi, di risparmio.
È vero il periodo non è facile, ma
proprio in tempi di cambiamenti
così radicali dobbiamo avere la
forza di mettere l'accento su quanto
conta veramente, le librerie con la
loro funzione sociale, con la grande
capacità di tenere insieme il territorio
vanno salvaguardate e in alcuni casi
protette non tanto dal mercati), quanto
invece dalla perdita di memoria dei
consumatori che ormai sono stati rieducati ad una forma diversa di
consumo e di approvvigionamento di
alcuni prodotti.
Tra le nuove generazioni, pertanto
non siamo di fronte al dilemma della
scelta ma dobbiamo confrontarci
con giovani consumatori che non
conoscono il
valore di questi veri e propri piccoli
centri di cultura.
Per questo ben vengano le fiere, ma
sempre con una collaborazione aperta
alle librerie ed ai territori.
LOUIS-FERDINAD CÉLINE - "Lettere agli editori" - Quodlibet
Dalla prima spavalda lettera che
accompagna il manoscritto del
Viaggio cd temine della notte — alle
ultime, comiche e feroci, che scrive a
Gallimard prima di morire, le 219
lettere qui raccolte ci mostrano un
Céline arrabbiato, derelitto,
incensato o dimenticato, ma sempre
straordinariamente consapevole del
proprio valore.
Con i suoi editori è impegnato
fin da subito in un corpo a corpo
estenuante, ora per difendere virgole
e puntini, ora per rivendicare più
austerità sulle copertine, orci per
accusarli di ogni sorta di nefandezze.
Per lui l'editore è l'incarnazione del
parassita: il padrone che sfrutta gli
operai o il ruffiano cine campa sul
lavoro delle prostitute.
Talvolta, più raramente, è un prezioso
interlocutore con - cui discutere di
ciò che è davvero essenziale in
letteratura: la resa emotiva, il ritmo,
la famosa "petite musique".
Per quanto messi a dura prova
dal suo carattere impossibile, i tre
principali editori di Céline (Robert
Denoël, Pierre Monnier e Gaston
Gallimard) sono consapevoli di avere
a che fare con una scrittore immenso,
che cambierà le sorti della letteratura
francese.