Ripercorrere distanze, rapporti e origini tra Italia e Stati Uniti, sulle tracce di Robert Venturi, architetto «dei
due mondi». È stata l’impresa accademica e editoriale della giovane Rosa Sessa, ricercatrice salernitana formatasi tra Italia, Canada, Gran Bretagna, con viaggi
di studio negli States. Nel suo
percorso di formazione ha arricchito lo sguardo ed elaborato il
progetto su Venturi, una tesi di
dottorato tradotta nel volume
pubblicato per Quodlibet: Robert Venturi e l’Italia-Educazione, viaggi e primi progetti
1925-1966. Il racconto tra immigrazione, genio e nuovo concepimento dell’architettura contemporanea, a partire da quello che
è da molti ritenuto il fondatore
del Post-Modern. Venturi – di
sangue abruzzese e pugliese –
sulla scorta dei soggiorni in Italia, a Roma in particolare, fa ripartire l’architettura dalla storia
italiana, concentrandosi su
un’estetica che avesse connotazione comunicazionale, semiotica e semantica, in dialogo con il
contesto urbano e la comunità
di riferimento: dal Barocco italiano alle estreme visioni dei tabelloni pubblicitari di Las Vegas. Rosa Sessa racconta l’epopea di un uomo del Novecento,
cucendo aspetti storiografici, bibliografici, archivistici.
«L’idea del libro nasce dall’interesse per l’architettura americana – spiega la ricercatrice –
Quando ho visitato gli Stati Uniti, ho scoperto cose che ignoravo. Già dalla fine del diciassettesimo secolo, in America si costruiva rielaborando i modelli
europei. Le città americane mi
sono sembrate città di fondazione, tanto interessanti quanto le
città di fondazione della Magna
Grecia. Questa curiosità mi ha
portato a fare un master all’università RomaTre che mi permetteva di studiare a Toronto, con
frequenti sopralluoghi a New
York e Chicago. Decisi di studiare l’architettura americana e le
relazioni con l’Europa. Alla Federico II di Napoli ho trovato
due tutor che hanno seguito il
mio percorso di dottorato, Fabio
Mangone e Andrea Maglio. Da
qui nasce tutto». Ne è venuto un
libro di ampia narrazione per
un pubblico trasversale. «Con
l’avvento della modernità, la fondazione in Germania del Bauhaus, il modello italiano ha perso importanza – continua la studiosa salernitana – A me interessava capire perché questo ragazzo di 23 anni, americano, desiderasse venire in Italia nel secondo
dopoguerra, attratto dalla nostra architettura. Sono tornata
negli Stati Uniti per studiare il
suo archivio. Grazie alla borsa
della Federico II, sono stata a
Philadelphia per un intero anno
accademico». Il libro cult di Venturi, Complexity and Contradiction in Architecture, è del 1966.
Il volume di Rosa Sessa ricostruisce il periodo prima del suo
momento di ribalta. «Venturi vede nei suoi genitori migranti
una voglia di riscatto che si completa in lui – aggiunge la studiosa – Quando arriva a Roma l’8
agosto 1948, inizia ad “assorbire
la città” attraverso lunghe passeggiate. “Assorbire” il contesto
urbano è un termine che usa da
quel momento. A Roma capisce
che non esiste il singolo monumento, la singola piazza. Esiste
il monumento all’interno di una
piazza, all’interno di una città.
Ogni singolo elemento è in dialogo e fa parte di un tutto. Venturi
festeggerà il compleanno l’8 agosto, una nuova nascita. Questa
storia mi rispecchia anche per
motivi biografici. C’era questo
giovane che scopriva delle cose
nel mio paese, mentre io stavo
cercando un mio percorso in
America, condividendo età e ansie. È stato emozionante studiare la sua formazione, quando
ero io stessa in fase di crescita»