Recensioni / Salvatore Ritrovato, Antieroi e uomini liberi

Davvero il Medioevo è soltanto un'epoca buia e selvatica? Tutt'altro, a giudicare dalle riscritture letterarie della seconda metà del Novecento. Salvatore Ritrovato, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università di Urbino, propone quattro piste interpretative in altrettanti saggi che vedono protagonisti Bertoldo, il "villano immaginario" di tre racconti secenteschi, le Storie dell'anno Mille, "saga anti-epica" composta dal tandem Tonino Guerra-Luigi Malerba, il Milione di Marco Polo nella ricezione televisiva e cinematografica, e Le città invisibili di Italo Calvino. Siamo dentro una vasta etichetta denominata "medievalismo", utile non soltanto a evocare esoticamente "dame e cavalieri, amori e audaci imprese, castelli e taverne", ma soprattutto a "comprendere le maggiori questioni della società del nostro tempo": "Medioevo - chiosa Ritrovato nella stimolante introduzione ad Antieroi e uomini liberi - come metafora di una contemporaneità che s'interroga su sé stessa, e tuttavia non cessa di sollevare dubbi sulla consapevolezza che abbiamo della storia e sul progetto con cui speriamo di superare le nostre contraddizioni". Periodo insieme spirituale e carnale, crogiolo di esaltazioni e mistificazioni, il Medioevo nasconde itinerari semantici che ben si amalgamano alla narrazione della vita odierna. Ecco allora che il Bertoldo di Giulio Cesare Croce diventa l'astuto e arguto, per quanto rozzo" personaggio del film di Mario Monicelli, "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" ("Io son villano e villano resto, anche se da re mi vesto..."). Con le avventure di Millemosche Guerra e Malerba, pur permanendo in un microcosmo di "bisogni vili ed elementari", volgono verso l' originaria freschezza" dell'età di mezzo, lasciando tralucere un'apparente "anti-modernità" grazie alle sagaci trovate del romanzo picaresco, all'accentuata "tensione scatologica" e a un senso dello "straordinario" che rompe ogni costrizione strutturale.
Le memorie di Marco Polo, trascritte da Rustichello da Pisa in lingua d'oïl nel Milione, sono messe in dubbio da Giorgio Manganelli che ipotizza l'esistenza di un "ulissiaco trasportatore di bugie", mentre il vero Marco Polo non sarebbe "mai tornato dal Catai". "A questo effetto caleidoscopico - nota Ritrovato, che al metodo storico-filologico assomma le acquisizioni dei Cultural Studies - partecipano anche le riletture cinematografiche, come il celebre sceneggiato televisivo di Giuliano Montaldo, prodotto dalla Rai nel 1982, che ebbe uno share di oltre 20 milioni di spettatori". Non sono da meno Le città invisibili calviniane: offrono un rapporto stratificato, problematico e simbolico con la storia medievale, immagine e reliquia di un mondo ancora per noi seducente, ancora per noi misterioso.