Recensioni / Alla scoperta del Fondo Celati oltre 1.500 volumi, lettere, saggi

«Un maestro sia sul piano culturale sia sul piano umano, una figura che ha sempre attirato parecchia attenzione sebbene sia stato lontano dall'aspetto più deleterio dei media, quello della celebrità fasulla». Così il reggiano Daniele Senati, scrittore, traduttore e docente, definisce l'amico Gianni Celati, un'a tipica figura di artista e intellettuale, scomparso il 3 gennaio scorso, che ha avuto un ruolo di primo piano nel panorama culturale italiano e internazionale.
A Benati si deve l'iniziativa di trasferire nel 2012, dalla propria casa alla biblioteca Panizzi di Reggio, 3.000 volumi, circa 1.500 carte sciolte e 80 quaderni appartenuti a Celati, ora conservati in un apposito fondo e consultabili. Insieme a Daniele abbiamo ripercorso alcune significative tappe del suo pluridecennale rapporto con l'amico Gianni, sin da quando, nel 1973, studente universitario a Bologna, frequenta una lezione su Mark Twain tenuta dal professor Celati, docente di letteratura angloamericana al Dams, di cui ha appena letto il secondo romanzo, "Le avventure di Guizzardi", apprezzando l'originalità dei suoi personaggi "sballati" e la scrittura volutamente "sgangherata", concepita come operazione linguistica e poetica da "leggere ad alta voce". Sarà proprio quello stile che Benati utilizzerà per la traduzione di "La miseria in bocca", dell'autore irlandese Flann O'Brien, e che grazie a Celati verrà pubblicato da Feltrinelli nel 1987.
Nasce in questo periodo un'amicizia durata trentacinque anni, ricca di collaborazioni sotto il profilo artistico e culturale, che indurrà Celati ne11989, dopo essersi trasferito a Brighton in Inghilterra «per guadagnarsi onestamente il pane» (come confidò all'amico Ermanno Cavazzoni), a portare da Bologna a Reggio, in una terra di pianura alla quale si sentiva legato insieme al fotografo Luigi Ghirri, i suoi libri e documenti, gli stessi che compongono l'archivio e che ora sono a disposizione di «una generazione nuova — afferma Benati — che sta compiendo ricerche e di cui fa parte il giovane Gabriele Gimmelli, autore di un approfondito studio sulla produzione cinematografica celatiana pubblicato da Quodlibet, col titolo "Un cineasta delle riserve", di cui è in programma una presentazione, il mese prossimo, alla Panizzi».
All'iniziale dotazione di libri e documenti, spiega Nunzia Palmieri, docente di letteratura italiana contemporanea all'università di Bergamo e curatrice del fondo Celati, si sono aggiunti materiali donati dall'amica Mili Romano e dalla famiglia del fratello di Gianni, Gabriele. Fra i numerosi documenti si trovano testi compiuti e inediti, racconti e saggi abbozzati, progetti di scrittura, note autobiografiche, traduzioni, riflessioni sull'arte della narrazione, lettere, filmati e fotografie.
Il fascino maggiore delle carte consiste nella possibilità di seguire un'opera quotidiana di scrittura, con appunti accumulati negli anni su agende o semplici quadernetti scolastici, scelti senza nessuna attenzione alla veste grafica, segno che non c'è mai stato un particolare culto dell'atto di scrittura come gesto estetico. Sono di particolare interesse i tentativi di dar forma alle storie incluse poi in "Narratori delle pianure" e in "Verso la foce", grandi classici della narrativa contemporanea che hanno avuto una gestazione lunga e complessa, oltre a molti saggi e interventi dedicati all'osservazione del mondo esterno, al teatro delle immagini, a nuovi paesaggi, al cinema e alla fotografia.
«L'archivio di Celati, dono prezioso per gli studiosi e per la città — afferma la Palmieri — ci mette a disposizione l'officina di uno scrittore straordinario, che ha inteso la narrazione come un fatto collettivo, un flusso ininterrotto, un insieme di voci».
«Gianni è stato un amico di Reggio», sostiene Giordano Gasparini, che in qualità di direttore della Panizzi ha seguito il trasferimento del fondo in biblioteca, sottolineando come l'autore abbia sempre mostrato interesse per la nostra città intervenendo a varie iniziative, tra cui quella del 2002, sullo scrittore concittadino Silvio D'Arzo.
Nel 2016 ritorna a Reggio Emilia, che gli dedica due giornate di studi con la partecipazione di autori quali Cavazzoni, Marco Belpoliti, Giuliano Scabia, Andrea Cortellessa e Ugo Cornia. Il convegno offre anche l'occasione per presentare il volume, appena edito da Mondadori, "Celati, Romanzi cronache e racconti", curato da Belpoliti e Palmieri.
Alla biblioteca Panizzi si trova anche l'archivio fotografico di Luigi Ghirri (scomparso ne11992), che a partire dal 1981 stringe con Gianni una sincera e proficua amicizia grazie alla quale vengono realizzate opere fondamentali per la cultura del nostro Paese, come "Viaggio in Italia" (1984) e "Il profilo delle nuvole" (1989). «Piace pensare — conclude Gasparini — che gli archivi di Ghirri e Celati possano dialogare quotidianamente ed essere fonte di studio e riflessione per i giorni a venire».