E curato da Marco Belpoliti, Gabriele Gimmelli e Gianluigi Ricuperati, il numero 43 di Riga
appena pubblicato, dedicato a
Saul Steinberg.
Non una novità assoluta: la rivista pubblicata da Quodlibet
sul contemporaneo gli aveva già
dedicato un volume', nel 2005.
Si trattava del numero 24, curato anch'esso da Marco Belpoliti e Gianluigi Ricuperati, ed era
incentrato sull'autore
di cui "gran parte dei
lettori conosce perfettamente il lavoro
ma quasi mai il nome".
L'intenzione, allora,
era anche di smontare la convinzione
che un illustratore sia
meno di un artista, o che sia un
artista incompiuto.
"Se poi il disegnatore lavora per quotidiani o riviste, il suo
lavoro non è troppo
considerato: vive sui
margini dell'arte. Il
nome di Saul Steinberg non figura in
nessuna storia dell'arte", scrivevano, spiegando che "Questo numero di
Riga vuole colmare dunque una
eclatante lacuna, proponendo
di leggere l'opera di Steinberg,
all'interno della storia dell'arte
del Novecento, alla stregua di
uno suo significativo capitolo".
Perché? Senza bisogno di stabilire graduatorie o classifiche si
può - si deve - parlare dell'opera disegnata e dipinta di Saul
Steinberg con lo stesso rispetto,
con il medesimo interesse che
si dedica a Duchamp, a Picasso,
a Giacometti, a Picabia, questo
perché l'arte di Steinberg è altrettanto complessa e ricca; essa parla sempre una doppia lingua: disegno e parola, retorica
e letteratura, filosofia e percezione".
Diversi anni sono passati, e il lavoro di Steinberg, anche grazie
ad alcuni grandi mostre, è sicuramente più noto, e riconosciuto. in Italia.
Si tratta di un artista che è "cresciuto", da questo punto di vista, così come - scrive Claudio
Castellacci su doppiozero, è cresciuto il numero di Riga che gli
viene oggi dedicato. "112 pagine in 16 anni. Dalle 422 del 2005
alle 534 di oggi. E sarebbe cresciuto ancora di più se 37 pagine non avessero dovuto emigrare sul sito online perché, insomma, in questa nuova fiammante
edizione monografica credeteci
non c'era proprio più posto".
Ventuno interviste, trentuno saggi, e 'altri interventi, per arrivare
a una sessantina di autori, contributi raccolti in un volume che
spazia nella vita e nei temi di
quello che senza più dubbio alcuno è stato un grande artista.
La copertina riporta ora un ritratto fotografico, Saul Steinberg
immortalato dalla grazia artistica e dalla Hasselblad o dal famoso banco ottico DeardorffV8
di Irving Penn, nel suo inconfondibile bianco e nero, a New
York, nel 1947. E, come nota lo
storico dell'arte John Gruen,
"non si sa se si è in presenza di
Groucho Marx o di James Joyce.
Gli occhiali dalla montatura di
corno, che gli ingrandiscono leggermente gli occhi, sono ben
saldi sul naso abbondante, sotto il quale spuntano un paio di
folti baffi".