Il viaggio da sempre, ha una
I parte fondamentale nella forma mentis di una persona.
Goethe dopo un lungo viaggio nella nostra penisola scrive, Viaggio
in Italia, (1816) così si esprimeva a
riguardo: "Molto ho veduto, ma ancor più ho riflettuto: il mondo si svela sempre più, e anche quello che
sapevo da tempo, soltanto adesso
diviene realmente mio. t...]". E un
invito alla ri-scoperta, a osservare
le cose con specificità a catalogarle
con rigore e infine scolpire la conoscenza nella mente di un individuo.
Le Corbusier, Kahn, Koolhaas e
molti altri sono solo alcuni dei nomi
che hanno intrapreso viaggi di studio
ai fini di scoprire e ampliare la loro
conoscenza. Lo stesso Brunelleschi
prima di intraprende l'impresa della
progettazione della Cupola ha intrapreso un viaggio a Roma per comprendere la tecnologia del passato.
Questa introduzione è (necessaria)
per comprendere al meglio il libro,
Il futuro è un viaggio nel passato,
(2021) edito da Quodlibet, di Mario
Cucinella. Un libro che riprende i
temi già affrontanti precedentemente
da figure come Giuseppe Pagano,
Sybil Moholy-Nagy o Bernard Rudofsky, che con il suo libro Architecture
without Architects (1964), evidenzia
l'importanza del viaggio come strumento fondamentale per la ricerca e
la conoscenza. Cucinella in queste
Dieci storie di architettura, racconta
le sue esperienze e ciò che ha appreso, a partire da dieci viaggi da lui
intrapresi negli anni: dalle isole subtropicali dell'Irlanda agli edifici tulou
del Fujian nella provincia cinese,
passando per la Tunisia, Siria e Italia. L'argomento principale sul quale
Cucinella vuole porre l'attenzione è il
rapporto tra il clima e l'architettura, o
meglio tra la natura e l'uomo.
"Ma oggi quanto ancora possiamo
imparare dal mondo vegetale?"
Questa è la domanda che ci introduce nella lettura del libro. Lo stesso Cucinella si -e ci- pone questa
domanda, partendo dalle stesse
riflessioni a cui il Professor Mancuso (esperto di neurobiologia delle
piante) ci ha abituato. Mancuso lo fa
da biologo, da studioso del mondo
vegetale. Cucinella invece lo fa da
architetto, facendo un tuffo nel passato prova a ri-scoprire come i nostri
antenati hanno instaurato un patto o
meglio un legame con la natura, di
come l'uomo da essere nomade ha
iniziato a vivere in comunità sempre
più grandi, diventando un essere
stanziale, e quindi come gli esseri
vegetali, ha dovuto imparare a vivere
e quindi a coesistere con le differenti
aree del pianeta. Questa condizione
di differenti habitat ha spinto l'uomo
a trovare soluzioni intelligenti, (lo
stesso Mancuso parla di intelligenza
delle piante) per sopravvivere alle
avversità, lo ha fatto costruendo sottoterra, sopraelevandosi, portando
acqua dove non c'era e con molte
altre soluzioni intelligenti.
Oggi sentiamo parlare di antropocene, globalizzazione, progresso
e cambiamenti climatici, e di come
il tutto sia collegato. Cucinella con
questo libro prova attraverso la sua
conoscenza e le sue esperienze a
consegnarci una visione e un invito, a saper guardare il passato, per
ripartire da dove abbiamo iniziato e
ri-progettare il futuro.