Recensioni / Il dibattito disciplinare esiste ancora

Tre libri, in controtendenza, s’interrogano su questioni ontologiche.

Se negli ultimi anni la cultura architettonica si è confrontata con temi nuovi che hanno messo alla prova la sua capacità di affrontare le sfide della contemporaneità (processi di trasformazione del territorio sempre più dinamici e instabili, coinvolgimento delle comunità, evoluzione della tecnologia e dei sistemi di comunicazione, cambiamento climatico…), alcune recenti pubblicazioni sembrano andare in controtendenza con riflessioni che recuperano temi tradizionali dell’ambito disciplinare.

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Esplorando nella direzione opposta i nuovi territori ai confini dell’architettura, Alessandra Capuano cura un volume ricco di riflessioni teoriche che tratteggia possibili linee evolutive della disciplina a partire da incursioni in ambiti anche molto lontani, senza esprimere nostalgia per la perduta centralità ma accettando le opportunità date dalla sua perdurante condizione di crisi. Cinque temi del modernocontemporaneo. Memoria, natura, energia, comunicazione, catastrofe (Quodlibet, 2020, 264 pagine, € 28) offre una rassegna di saggi su alcuni termini con cui la cultura architettonica contemporanea è chiamata a misurarsi quotidianamente e che secondo la curatrice affondano le radici nella modernità. I contributi, firmati da giovani dottorandi, docenti e autori prestigiosi come Paolo Portoghesi e Franco Purini, affrontano diversi aspetti di questioni complesse che si allontanano progressivamente dallo specifico disciplinare, quali l’identità dell’architettura e della città in relazione all’eredità del passato, i problemi ambientale ed energetico, le infrastrutture di scambio materiali e immateriali, la cura dei luoghi.