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Mentre sto scrivendo queste poche righe sull'intensa e appassionante monografia del nostro Gabriele Gimmelli, vengo raggiunto dalla notizia della morte di Gianni Celati. Il rapporto con il cinema di questo stranissimo intellettuale è stato sempre costante ma in forme diverse: prima con romanzi ispirati alle slapstick comedies di Buster Keaton e Laurel & Hardy, quindi come saggista cinematografico, infine da "regista" di film particolari e inclassificabili che rifuggivano, come il suo autore, da ogni etichetta (fiction? nonfiction?). Attraverso documenti inediti e testimonianze di amici e collaboratori, Gimmelli ricostruisce in modo pignolo e puntuale il legame che stringeva questo scrittore in perenne fuga dalla "realtà", in primis letteraria, e il cinema, inteso come una grottesca visione capovolta dell'esistente e dell'ordinario.