Recensioni / Eroi arcitaliani.

Pucci è un pluribocciato, magro e timido, Bordignoni è invece grasso e tonto, la Veratti è la prima della classe, mentre Zoffi, molto studioso, finisce a fare il tabaccaio; Bacchini, bancario, si scorpe scrittore: perderà moglie, lavoro e niente letteratura; poi c’è il sogno della classe scolastica, con i libri degli autori classici che galleggiano nella merda del cesso, e il preside Cece s’affanna, mentre gli scolari devono scrivere un tema in latino; e ancora lo scrittore Tritone, e Cornelia, sessantottina che scrive resoconti di viaggi.

Questi come altri sono i personaggi di due libretti editi da Gianni Celati con il titolo leopardiano di “Costumi degli italiani” ( “Un eroe moderno” pp. 132, Euro12 e “Il benessere arriva in casa Pucci”, pp.119, Euro 12 Quodlibet Compagnia Extra ). Si tratta di sette racconti che ricordano Zavattini e il Fellini di “Amarcord”, e che tuttavia contengono la voce inconfondibile di Celati, il maggior italiano narratore vivente, il più inclassificabile, capace a settantun’anni di sorprenderci con storie che sono una via di mezzo tra quelle comiche degli anni Settanta e quelle malinconiche degli anni Ottanta.

Celati fa film, e se ne sta mesi in Africa a girarne uno; poi pubblica fuori commercio un libretto, “Passa la vita a Diol Kadd”, che se fosse stampato in Gran Bretagna, sarebbe un caso per l’intelligenza, e la capacità di far letteratura con nulla, per la forza d’assorbire nel nulla di quel luogo una congerie così vasta di ragionamenti che ti lasciano quanto meno perplesso verso te stesso.

“Costumi degli italiani” è un’unica opera in due libretti: comici, commoventi.
Lo stile usato da Celati è nuovo: una via di mezzo tra il racconto orale e il serial televisivo. Si tratta, dice Jean Talon nella presentazione, di telefilm narrativi.