Marchese. "Alla fine in Italia un critico letterario medio sa l'inglese
peggio di un marchese coglione".
Guardaroba. "Tieniti sempre alle
stoffe `classiche, quelle che hanno un nome,
flanella, vigogna, grisaille, pied-de-poule,
qualche raro prince-de-Galles, e quei bei 'pettinati' fuori dal tempo in ogni stagione. (Anche
giacche di tweed). Non uscire, MAI (o poco),
dal colore grigio (puoi andare dal chiarissimo
cenere all'antracite). MAI i disegni `fantasia'.
Raramente (poco anche di sera) il blu; e che
per gli accessori, per esempio i pullover, sia il
bleu-marine. Anche le calze saranno intonate
all'abito (e non, tragico errore, alla cravatta),
quindi generalmente grigie, e talvolta blu. In
tinta unita, o con la loro baguette. Abbi calzetti
scozzesi, ma bellissimi e pochissimi. Sempre
alte le calze, quindi magari con le giarrettiere,
non comprare neanche quelle basse per non aver la tentazione di metterle. Ti concedo che le
scarpe non vanno comprate dal calzolaio, se le
preferisci del genere boutique: ottimo, soprattutto per le più leggere; e ti troverai bene con le
inglesi, specialmente quelle marron, da pioggia, con la mascherina a buchi a coda di rondine; mocassini, invece, americani, larghi di
pianta e grossi" (L'Anonimo Lombardo, Einaudi, 1973).
Camicie. "Camicie invariabilmente bianche, anacronistiche, di popeline; ma, di mattina, stanno molto bene anche quelle a righine fittissime (naturalmente sul blu), fanno
molto figlio-di-famiglia. Le uniche eccezioni
siano di Oxford, ma possibilmente dilavatissimo" (Ivi).
Scarpe. "Le scarpe
bianche ricordati che
semplicemente non
esistono" (Ivi).
Colori. "Esiste,
certo, un 'problema del marron';
fino alle scarpe, fino alla giacca `color
bruciato', ci arrivo.
Per andare oltre, bisogna sentirsene straordinariamente sicuri" (Ivi)
Mutande. "Stai attento alla biancheria, va
benissimo sempre magliette di lana, e slip di
cotone di variabile peso in ogni stagione. Ma in
casi di eccezionale bellezza, si perdonaqualunque cosa, prima di tutto il nylon, e si approveranno anche le `vere mutande'; ma nessuna via
di mezzo qui consentita: siano, o quelle dell'esercito, o finissime di batista. Sempre un po'
sporche: proprio così come non si portano le
scarpe troppo nuove" (Ivi).
Papillon. Il papillon di Arbasino, vero, non
pre-annodato, certificato dal presidente Pertini, che li controllava ad uno ad uno alle cene
al Quirinale del suo settennato.
Ricette. "Ecco una ricetta di Stile ben poco
italiana: trattare gravemente i temi leggeri, e
leggermente i temi gravi" («Repubblica», 27gennaio 2003).
Vaffa. "A Roma ha quasi imparato a dir bene
i loro `valla' locali, come prima formula spontanea appena i rompi incominciano a rompere. E se insistono (come fanno) col `ci teniamo
tanto, ci tiene il dottore, ci tiene la sora, ecc.,
allora un bel `cacciàtevelo in quel posto! ' come
seconda battuta mai finora usata al Nord, ma
qui preziosa perché così un dialogo fra rozzi
difficilmente va avanti" (Fratelli d'Italia, Adelphi, Milano 2000).
Rauschenberg. "E Rauschenberg, l'ha conosciuto?", chiede timidamente Masneri ad
Arbasino, durante un viaggio in macchina dalle Marche a Roma. "Altroché conosciuto, l'ho
proprio fatto", la risposta.
Notizie tratte da: Michele Masneri, Stile Alberto; Quodlibet, 160 pagine, 14,5 euro