Incredibile tour con mezzi di fortuna
Alla scoperta di una Russia inedita
Riportiamo un estratto del libro
Dalla via Emilia a San Pietroburgo, in cui l'autore fa vivere un viaggio verso la Russia coi mezzi più
avventurosi che ci sono oggi, i pullman pieni di badanti che tornano
e altra mista umanità in fuga. Un
libro incredibile e originale, vissuto, pieno di energia ed entusiasmo. E di amore perla grande letteratura russa, nonostante tutti
gli orrori che hanno insanguinato
queste terre.
Di Tiziano Bisi
Ah, certo. Dalla partenza.
Io, devo partire per un
sacco di ragioni che mi
tormentano, non tutte
buone a sentire i diplomati del
pianterreno. Comunque, ecco che
le enuncio in sequenza e giudica
tu.
Io devo partire perché la vita
è un inganno. Devo partire per
uscire da questo mondo in gabbia. Devo partire per smetterla di appartenere a una società
che è un vampiro. A un lavoro. A
una nazione. Ci provò Mattia Pascal, ci riuscì Ettore
Majorana. Devo partire perché la
vita è una ferita logora che non
si ricuce. Lunga uno schiocco di
dita va in fumo svelta come quei
mozziconi di cera chele vegliarde
accendono a raffica nelle sacrestie. Devo partire perché io adoro la libertà. Devo partire perché
io ne ho abbastanza di rigirarmi
nella merda fin qui! Devo partire
per San Pietroburgo, arrivarci e
spingermi persino più avanti. Nel
nord più all'estremo.
«Fin dentro i sottomarini termonucleari all'ancora nel Mare di
Barents», io vado ripetendomelo
da mesi.
«Avanti, fino alla fine del mondo!».
Devo partire perché non posso
fare altrimenti. Perché è la mia
anima a chiedermelo. Perché
provo disgusto di tutto e di tutti.
"Perché sono stordito dal niente
che mi circonda. Perché in brevissimo scoppierò. Devo partire
perché la poltiglia mi impantana.
Perché lo schifo mi soffoca. Devo
partire perché il frastuono delle
feste non fa battere il mio cuore.
Devo partire per riprendere un poco di fiato con il vento a trenta gradi sotto
allo zero del mar Baltico. Devo partire perché,
è scritto, nei pomeriggi
piovosi di novembre, io
passeggerò per la Fontanka tenendomi sottobraccio a ragazze che
saranno tali e quali alla
Nasten'ka delle Notti
bianche di Fedor Dostoevskij. Devo partire
perché io e Nasten'ka ci
scambieremo baci sulle panchine che si accostano al
Palazzo d'Inverno. Devo partire
perché io e Nasten'ka danzeremo
fino all'alba buia in un discobar
buio al civico numero 9 della buia
Dumskaja ulica nella buia San
Pietroburgo.
Io devo andarmene via
perché rei sono seccato
delle vostre bugie! Perché sono stanco delle
vostre regole. Delle idee
correnti. Me ne sbatto
delle possibilità di futuro
io. Della pensione statale!
Il fatto è che quest'idea
mi ci è maturata da un
pezzo nella testa. Mi è
presa come una fissa.
Una frenesia mentale.
Basta. Il tempo è maturo.
lo pianto tutto e tutti in
asso. Mi tolgo dai piedi.
Fuggo di qua. E il mio sogno. Addio! E qui arriva qualche
teoretica idea sui casi degli uomini. Paiono banalità, non lo sono.
Dopotutto, in Italia, non rimane
nient'altro da fare oltre alle otto
ore in ufficio. Nient'altro che un
lavoro meccanico da muli! Tutti
i lavori sono delle gran porcate!
Diario di bordo unico e originale Che diventa esplorazione potente e intima dell'animo umano
Di Carmine Gazzani
L'esordio letterario di Tiziano Bisi non poteva che cominciare nei migliore dei modi. Dalla via Emilia a San Pietroburgo (Quodlibet) è un libro che si divora, esattamente come i. chilometri che lo stesso autore ha percorso nel suo viaggio on the road, spesso su mezzi di fortuna, che da Bologna l'ha condotto in giro per l'Europa. Vienna, Riga, Varsavia, infine San Pietroburgo. Un viaggio che è diario di bordo. E il risultato è questo libro che, pagina dopo pagina, non solo si fa avvincente ma si trasforma in un'esplorazione intima e profonda degli animi - piuttosto che dell'animo - degli esseri umani. Ma Bisi costruisce anche un viaggio sentimentale in luoghi lontani e affascinanti che l'autore ripercorre insieme al lettore. Un percorso fisico, descrittivo, umano e letterario alla riscoperta del mistero che avvolge i luoghi e le città che lo hanno incantato. "Dalla via Emilia a San Pietroburgo" di Bisi è un libro affascinante che coglie il lettore impreparato, e già per questo degno di nota. Ma soprattutto Bisi cavalca un genere che soltanto ultimamente sta prendendo piede: il libro è a tutti gli effetti una sorta di "guida" ma né per i turisti fai-da-te, né una guida ragionata. È un diario di bado che arricchisce perché miniera di informazioni sulla cultura e la letteratura dei Paesi visitati, un immersione in usi e costumi lontani dai nostri e per questo ricchi di fascino. Il libro, dunque, è certamente la lettura ideale per chi ama viaggiare e concepisce il viaggio come un'esperienza emotiva e di crescita interiore. Ma è anche mezzo per conoscere se stessi tramite lo sguardo degli altri. Come si diceva un tempo - e Bisi con il suo racconto sembra quasi raccontarcelo - non sono le persone che fanno i viaggi, ma sono i viaggi che fanno le persone. Perché ogni cammino, sia esso fisico o spirituale, ci cambia. Cambia gli occhi con cui guardiamo il mondo che ci circonda. E noi stessi.