Quando nella seconda metà
dell'Ottocento il
fotografo esce
dallo studio incontra la città
nuova della modernità industriale. Atget e Marville girano armati di macchina fotografica ansiosi di documentare la
nuova Parigi disegnata da Haussmann. Sono autentici flâneur che,
alla Baudelaire, vagano per la città per scoprirla e raccontarla con
le loro foto. Li guida un insaziabile
appetito di esperienze e di scoperte. Essi fermano con l'obiettivo
una città che, ancora inedita, è in
continuo movimento e in costante trasformazione. La città narra
se stessa anche grazie alle loro foto che diventano al pari dei romanzi e del cinema elementi costitutivi della sua immagine. Nel consolidato immaginario di Parigi sono
elementi costitutivi anche le foto
come quelle, per esempio, di Cartier Bresson e Doisneau.
La street photography racconta
anche Bari. Il volume che raccoglie le foto di Luciana Galli è un
prezioso strumento che ci aiuta a
capire e ad amare una città considerata ancora troppo spesso «senza ironia e malinconia» e perciò
destinata a passare come incapace di trasmettere emozioni. E anche utile confrontarle con le foto
di Bari di Gabriele Basilico pubblicate a quindici anni fa per cogliere le trasformazioni di una città
sempre in corsa con se stessa.
Il volume di Gabriele Basilico
Basilico-BariO6O7 promosso dalla
Provincia di Bari è del 2007, quello di Luciana Galli, voluto dal Consiglio regionale della Puglia, del
2021. Quindici anni possono sembra pochi o anche tanti quando
una città vive ed interiorizza un
periodo di forte accelerazione.
All'inizio di questo millennio gli
imperativi categorici di una città
erano quelli di espandersi e svilupparsi. Di questa Bari, fatta di cemento e di sogni, la foto di Basilico
erano una straordinaria testimonianza. Nella mia introduzione al
volume scrivevo: «Nelle foto di Basilico non ci sono facce o corpi; ci
sono solo luoghi, c'è la città di pietra, di vetro e di asfalto. Ci sono i
palazzi ma non ci sono persone.
Le strade di questa Bari sono vuote e le case sembrano disabitate.
Eppure, la gente è possibile vederla appena l'occhio e, soprattutto,
la mente accettano la sfida di queste immagini apparentemente deserte e si abituano al paesaggio
enigmatico. Ogni città la propria
storia l'ha tutta scritta nelle pietre
dei suoi palazzi, aspetta che qualcuno sappia e voglia leggerla».
«Nelle schegge di città, fotografate da Basilico, - aggiungevo - c'è, a
ben guardare, anche la storia della gente di questa città. I aresi ci sono anche se non si vedono; ci sono
con il loro sogni ed i loro interessi,
con l'entusiasmo e la rassegnazione».
Chiudeva il volume una foto dello stadio di Renzo Piano, da molti
considerato il punto più alto di
una storia fondata sul mattone. È
uno dei pochi monumenti di una
città senza monumenti al punto
da essere spesso stato scelto dagli
sposi come sfondo per le rituali foto ricordo del matrimonio. Nelle
foto scattate da Basilico nel 2006
il mare appare solo di sfuggita come necessario complemento di
un faro o per il trionfale lungomare Nazario Sauro con la sfilata dei
palazzi simbolo dello Stato fascista e della visione imperiale dell'Adriatico. Basilico non sbagliava
perché solo quindici anni fa Bari
era ancora una città sul mare e
non una città di mare.
Le bellissime foto a colori di Luciana Galli - raccolte nel volume
Bari non è una città italiana edito
da Quodlibet nel 2021- sono molto
diverse non solo per stile e tecnica, ma anche per il fatto che sono
bastati quindici anni perché la città cambiasse come del resto sono
mutate quasi tutte le città italiane. Oggi, la città non deve solo crescere e svilupparsi ma deve soprattutto piacere per attrarre e mantenere imprese, visitatori e famiglie.
«Di una città - scrive Calvino ne Le
città invisibili - non godi le sette o
le settantasette meraviglie ma la
risposta che dà alla tua domanda». Alla città contemporanea si
chiede di essere vivibile, di affascinare, di essere attraente. Questa è
la Bari narrata dalle foto a colori di
Luciana Galli. Le strade e le piazze
ci sono sempre ma questa volta sono affollate da persone che lavorano, giocano, si incontrano mostrando come Bari sia una città dove valga la pena vivere. E una Bari
a colori che piace e che i baresi mostrano di amare vivendola con intensità.
Nelle pagine del volume della
Galli c'è, diversamente da quelle
di Basilico, il mare il rapporto col
quale è progressivamente cresciuto negli ultimi quindici anni. Bari
è diventata finalmente una città
di mare non solo grazie al turismo, i baresi il mare hanno cominciato a viverlo sulle spiagge, nelle
passeggiate, nel cibo, nelle riscoperte tradizioni. Queste foto parlano della nuova preziosa quotidianità di una città che cerca di rispondere alla crescente domanda
di vivibilità e di emozioni.