Recensioni / Libri - Alberto Ravasio, La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera

Guglielmo Sputacchiera - giovane inetto fantozziano contemporaneo iperlibidico spassosamente brutalizzato e sballottolato dalla penna feroce e strambamente sveglia di questo talentuoso e acrobatico esordiente battutisticamente virtuosistico - si risveglia in un incubo orrendamente freudokafkiano i cui materiali manifesti attingono - rectius: sono costellati e conformati - dall'imperante immaginario pornografico ("La sua era l'epoca della connessione globale, della danza macabra del web, e accendendo il computer, dopo le serie distopiche e le teorie del complotto, gli apparve il Porno, l'inconscio artificiale e collettivo a cui si sarebbe connesso per anni, dimenticandosi di vivere"): non solo ha perso il fallo, è stato - ma da chi? - "transessualizzato", è diventato cioè una delle categorie pornografiche che divora (e da cui è divorato) in un contrappasso somatico e metamorfico imperniato sull'assurdo (come condizione propria di chi vive la sindrome dell'alieno), sull'essere vissuti dal proprio mito (colonizzato dagli orizzonti pornografici totalizzanti) e sul naufragio nell'inconscio (idem). L'interiorizzazione della tirannia del porno come motore del fantastico. E i contenuti latenti? Castrazione economica e sociale, essere membri d'una generazione di figli (quegli stessi della "classe disagiata") vampirizzata, defraudata, cannibalizzata e sodomizzata dalla precedente, quella dei padri. Pare quindi sociologica la matrice strutturale di tutto il libro: la disperazione economica del proletariato colto. La "transessualizzazione" subita da Guglielmo Sputacchiera diventa prima l'occasione per ripercorrere verticalmente le tappe della sua vita fallimentare sessuale ("Con la carriera sessuale dello spermatozoo finito nella carta igienica, la vulva non l'aveva mai vista dal vivo") e poi per frugare orizzontalmente i paesaggi antropici della profonda provincia rurale lombardoveneta ("Immune dal bacillo della cultura, ripulito e ingrassato dal boom economico ma eternamente mezzadro nella calotta cranica, il paese crede di aver visto tutto perché in fondo non ha mai visto niente, non ha altro obiettivo a parte quello di reiterare se stesso, in un circolo gastrico chiuso, lavoro-casa-chiesa, dove il battesimo coincide con il funerale, la bocca con lo sfintere"). Politicamente scorrettissimo e assai disinibito sul piano stilistico, figurativo e tematico, scritto in una prosa altamente e bizzarramente letteraria, questo romanzo anomalo (il comico narrativo autoriale è sempre in un certo qual modo fuori posto nella nostra patria editoria, una sorta d'estraneo, d'alieno, come un "transessualizzato" in un paesello "preindustriale, prescientifico e precolombiano") incentrato sulle conseguenze assurde e allucinatorie della mutazione antropologica scatenata dalla digitalizzazione dell'esistenza è infine la novella tragica e farsesca della perdita fallimentare di virilità del giovane maschio eterosessuale contemporaneo occidentale.

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